Verso Atene
Abbiamo lasciato Eumelia cinque giorni fa. I nostri amici ci mancano e tuttavia il viaggio è così pieno di avvenimenti, che le giornate corrono veloci. Il nostro obiettivo ora è portare Rocco al Camperclub di Atene per una sistemata generale, dopo quasi quattro mesi di viaggio. Il posto ci è stato segnalato da un simpatico e dotto camperista greco, Crìstos, e Giorgos, il riparatore, al telefono è risultato molto cordiale e aperto.
Ce la siamo presa comoda: da Eumelia ad Atene sono poco più di 250 chilometri, e abbiamo calcolato una settimana per arrivarci. Le previsioni del tempo annunciavano un’anomala ondata di caldo proveniente dall’Africa, e volevamo goderci un po’ di sole, al mare, oltre che visitare alcuni importanti siti archeologici del Peloponneso.
Così, abbiamo iniziato spostandoci a Ghytheio, che già conoscevamo bene, sulla sua lunga spiaggia. Una partenza riposante e dolce. Che bellezza, dormire di nuovo con il rumore delle onde in sottofondo.
Poi, ci siamo diretti a Leonidio. Quella strada passa attraverso le alture che caratterizzano ogni penisola che compone il Peloponneso. In pochi chilometri, siamo saliti in alto, verso zone impervie e rocciose.
Ci è sembrato un altro mondo. La temperatura si è fatta più rigida e la gente più montanara. Rocco ha dato del suo meglio, attraversando i vari paesini, dove le strade si stringono all’improvviso, infilandosi tra le case. Al culmine della salita, siamo arrivati a Kosmas, arroccato sulla montagna. È un piccolo borgo con una piazzetta circondata da ristoranti che servono piatti tipici della regione, tra cui la zuppa di capra. In questa stagione, era tutto chiuso.
Ci siamo fermati un attimo, per verificare una stretta curva in salita sulla strada, passandoci prima a piedi. Sulle strade meno trafficate, anche se in generale ben tenute e senza buche, l’asfalto è vecchio e scivoloso. Fermarsi in salita significa ritrovarsi poi con le gomme che slittano e nell’impossibilità di proseguire. Avevamo già fatto questa esperienza, risolta con una lunga retromarcia tra le case, e poi un’accelerata vigorosa per avere la spinta necessaria. Adrenalina da camperisti…
Dopo Kosmas, la strada ha iniziato a scendere, lungo il letto di un fiume in secca. E così siamo arrivati a Leonidio, un posto che ci è piaciuto subito, con belle case distribuite lungo un costone di roccia impressionante, un vero e proprio muro rosseggiante, e i suoi terreni nella pianura verso il mare, densamente coltivati.
Il posto era vivace, malgrado i negozi fossero chiusi per la festa dell’Epifania, con parecchia gente in giro, aperta e disponibile a scambiare quattro chiacchiere. La maggioranza dei greci entra subito in relazione anche con noi che siamo stranieri. Comunichiamo tramite l’inglese, le nostre quattro frasi in greco, includendo anche il francese e l’italiano.
Molte persone qui hanno viaggiato e hanno una passione per le lingue, oltre che una conoscenza approfondita della loro storia e di quella di altri paesi come l’Italia e la Svizzera. Tutti loro ci tengono a dare una bella impressione della Grecia, suggerendoci anche i posti da visitare assolutamente. È sempre un piacere chiacchierare con la gente del posto.
Abbiamo così visitato la città vecchia e raccolto arance e mandarini da alberi ormai dimenticati, ci siamo letteralmente innamorati di un paio di case abbandonate e poi siamo andati alla spiaggia, qualche chilometro oltre: parcheggio libero, docce, acqua e bagni (puliti!) a disposizione.
Infatti, abbiamo trovato una piccola colonia di camperisti, contandone tredici, quasi tutti tedeschi. È interessante vedere lo stile dei diversi camper, e come questo corrisponda ai suoi proprietari. Si va dallo chic moderno e super accessoriato, allo hippie vecchio stile, che ci si chiede come faccia a circolare ancora, passando per camion dei pompieri, camion frigorifero, camion militari riattrezzati, ecc… E poi, cani, gatti, e bambini.
I bambini sono bellissimi. Vivono la loro infanzia all’aria aperta, e sembrano sempre sani, vispi e rilassati nei loro giochi. Insomma, è un mondo parallelo, difficile da percepire quando non si è nomadi a propria volta.
Dopo aver passato la notte lungo la spiaggia, abbiamo assistito a un magnifico levare del sole, che ci ha subito inondati di luce e calore.
Poi, costeggiando il mare su una strada strappata alle scogliere, ci siamo diretti verso Astros, una cittadina poco distante. Siamo saliti sulla collina per visitare i resti di un castello e abbiamo fatto la conoscenza di Makis, un bel signore greco già un pò attempato. Makis non si è trattenuto nei suggerimenti sui luoghi antichi e mitologici che dovremmo visitare. Seguendo il moto delle sue mani, che disegnavano la Grecia mentre parlava, ci ha raccontato di luoghi micenei, bizantini, di reami, battaglie, e poi veneziani, ottomani, fino all’indipendenza greca di fine ‘800.
In effetti, percorrendo le strade del Peloponneso, è tutto un susseguirsi di cartelli che indicano luoghi storici e scavi archeologici.
Il nostro Rocco ci ha accolti per una nuova nottata lungo il mare, e il mattino seguente siamo andati a Nauplia, un’importante cittadina di 35’000 abitanti, su cui domina la fortezza di Palamidi, costruita dai veneziani sull’altura che incombe sulla città. 999 gradini la separano dalla città vecchia, che si affaccia sul porto.
Ma prima di visitare la città, ci siamo fiondati qualche chilometro oltre, alla spiaggia, per goderci il caldo, fare un bel bagno e una lunga passeggiata attorno al promontorio, a picco sul mare. Dopo aver saputo che l’indomani ci sarebbe stato il mercato ortofrutticolo, una delle nostre passioni, siamo tornati a Nauplia per passare la notte in un posteggio poco lontano dal centro.
La mattina di sabato ci siamo svegliati presto, e in quattro e quattr’otto siamo scesi al mercato, facendo la scorta di verdura di stagione fresca e di chili di arance e mandarini.
Dopo aver riportato la spesa in camper, siamo scesi alla spiaggia pubblica sotto al posteggio. Era piena di gente che prendeva il sole e faceva il bagno.
Il 9 di gennaio!
Anche noi abbiamo fatto una sguazzatina nell’acqua fresca e poi, tonificati, abbiamo girato la città, che è stata la prima capitale del moderno stato greco, quando a fine ‘800 era iniziata l’indipendenza dall’impero ottomano e Atene era ancora in mano imperiale. Il centro è adorabile, un po’ turistico, ma ora che tutto è chiuso e in bassa stagione, pareva quasi un set cinematografico.
Anche qui abbiamo incontrato un simpatico signore che, attratto dai nostri sorrisi benevolenti e dal nostro sonoro saluto (caratteristica lasciataci in eredità da Steeve!) ci ha raccontato un po’ di storia della città.
I veneziani hanno lasciato un segno importante, e difatti nella piazza centrale campeggia un grande leone di San Marco, nei pressi del palazzo dove aveva sede centrale la marina della Serenissima, ora museo cittadino. A quei tempi, la città era chiamata anche Napoli di Romagna.
Dopo tutto questo bel girovagare, ci siamo fermati in un ristorante da asporto con cucina libanese, Mandaloum, che ci ha rifocillato con ottimi falafel e un’insalatona di cavolo cappuccio, barbabietola rossa cotta, noci, datteri e melograno. Sorprendente, deliziosa ed energetica, proprio come ci aveva assicurato il cuoco.
Poi abbiamo ripreso Rocco e ci siamo diretti a nord, verso Epidauro. Dopo pochi chilometri, eccoci arrivati sul luogo di uno dei più famosi teatri greci: poteva contenere 25 mila spettatori in grado di sentire la voce degli attori fino alle ultime fila. Ci siamo chiesti come potessero arrivare a raccogliere un pubblico simile, in tempi in cui la popolazione era molto minore di oggi, e non tutti gli abitanti avevano diritto di accesso agli spettacoli.
E qui, una delusione: il posto era recintato e chiuso per le misure di confinamento. Abbiamo solo potuto scorgere le rovine dall’esterno. La tentazione di scavalcare e di trovarci soli, al centro del palcoscenico di Epidauro, è stata fortissima, poi ha prevalso la prudenza, dal momento che lì attorno stavano passeggiando diverse persone, e non volevamo storie.
Così, siamo scesi verso l’Antica Epidauro, un porticciolo che ci ha accolti per la serata e la nottata. Non prima di un’altra bella passeggiata in zona. Nella cittadina esiste un vero e proprio percorso archeologico, con tanto di piccolo teatro greco. Lo chiamiamo piccolo, ma abbiamo contato più di mille posti a sedere. Volevamo tornare in camper, ma tra gli innumerevoli alberi di agrumi della zona, carichi di frutti, abbiamo notato un cartello che indicava la presenza di un laboratorio di produzione di aloe vera biologica lì vicino.
Abbiamo seguito i cartelli e abbiamo così conosciuto Erika, una levatrice basilese stabilitasi in Grecia 37 anni orsono, per amore. È da cinque anni che coltiva Aloe Vera che vende freschissima. Per finire siamo tornati in camper con due litri di Aloe Vera… Erika ci ha consigliato di assumerne due cucchiai al giorno: è ottima per regolare le funzioni intestinali, depurare il fegato, ha proprietà antinfiammatorie ed è utilissima per fortificare le difese immunitarie. Siamo tornati in camper stanchi, ma pieni di belle impressioni.
Siamo ora a Kineta-Beach, a circa 60 km da Atene. Ci stiamo inesorabilmente avvicinando alla capitale e, a dire il vero, siamo un po’ nervosi. È da mesi che viviamo a stretto contatto con la natura, evitando le aree troppo urbanizzate e ora stiamo per arrivare, in pieno lockdown, in una città che conta 5,5 milioni di abitanti ed è ampia 4 volte Parigi!
Per fortuna domani staremo ancora qui, in spiaggia, e martedì porteremo Rocco dai nostri riparatori del Camperclub. Il baldo giovanotto ha bisogno di una controllata generale, prima di portarci ancora allegramente a spasso nei prossimi mesi.