Terraferma
Il tempo è nettamente cambiato e sulle montagne di Creta è apparsa la prima neve. La gente di qui vive positivamente questo periodo delle piogge: “la terra ha bisogno di acqua”, commentano. Per noi è arrivato il momento di accendere il riscaldamento di Rocco per stemperare il freddo del mattino e della sera, a cui non siamo più abituati. La nostra estate si è protratta a lungo e ci è sembrato strano sentire il pizzicorio dell’aria e il bisogno di indossare abiti pesanti. Dopo due mesi e mezzo, era arrivato il momento giusto per lasciare Creta. Abbiamo già espresso più volte quanto ci sia piaciuta quest’isola, la sua Natura e la sua gente. Come sempre, sentiamo gratitudine per tutta la bellezza, le avventure, gli incontri, il mare, le meraviglie archeologiche, i monasteri, per ogni attimo passato qui, insieme al rammarico di lasciare tutto questo e ripartire.

In questa ultima settimana sull’isola abbiamo visitato la laguna di Balos e la lunga spiaggia di Falasarna, a ovest. Balos offre uno scenario spettacolare, dall’alto del promontorio da cui vi si accede esclusivamente a piedi. Il sentiero si apre su un belvedere da cui si vede un isolotto tondeggiante che sembra una grande torta, congiunto alla terraferma da una lingua di sabbia che stacca due lagune dove il mare si tinge di meravigliose trasparenze di turchese. Il luogo emana un’energia selvaggia e ci ha trattenuto a lungo a perdere lo sguardo su quello spettacolo, accarezzati dal vento.

Ci siamo poi spostati a pochi chilometri di distanza per raggiungere Falasarna, accampandoci per qualche giorno lungo il mare, in un grande spiazzo libero. Esplorando i dintorni, siamo arrivati fino al termine della spiaggia, dove si alzano le scogliere e dove si trovano i resti dell’antico porto e di una cittadina minoica. In quella zona, la presenza umana è segnata solo da allevamenti di pecore e capre e da serre piene degli immancabili pomodori, tra le alture rocciose. I paesaggi ci apparivano vibranti, con effetti di colore e di ombreggiature come solo il sole d’inverno riesce a creare.
Dopo un’ultima puntata a Rethymno, per il nostro immancabile appuntamento con il mercato, siamo rientrati a Chania, per prendere il ferryboat che ci avrebbe riportati sulla terraferma.
Durante l’inverno, a bordo non è possibile dormire nel proprio camper usando anche i servizi della nave. In pratica, avremmo dovuto passare la notte appollaiati su una scomoda poltrona, in una sala illuminata a giorno, con l’aria condizionata e persone attorno che parlano a voce alta. Allora, una volta posteggiato il camper sul ponte aperto, abbiamo tirato le tende dell’abitacolo e abbiamo atteso che il personale si dimenticasse della nostra presenza. Poco dopo, Numi si è appallottolato sulla sua coperta e noi ci siamo infilati a letto per goderci il sonno in tutta comodità. Così, dopo un viaggio liscio, di primo mattino abbiamo attraversato un’Atene ancora mezzo addormentata, per raggiungere il sobborgo di Pallini, dove lunedì ci accoglierà il nostro meccanico di fiducia.
Infatti, negli ultimi giorni di forte pioggia, Rocco ha versato qualche lacrimuccia, lasciando cadere gocce di acqua dalla guarnizione del parabrezza. Anche lui reclama attenzione, dopo le fatiche su e giù per le strade cretesi. Al Camper Club riceverà sicuramente la giusta considerazione.
A Pallini, ci siamo sistemati nell’enorme posteggio di un centro commerciale, dove già avevamo fatto sosta con tranquillità, tempo addietro. L’unico dettaglio che abbiamo trascurato è che proprio in questo fine settimana iniziavano i saldi, con un vero e proprio assalto alla diligenza. Siamo arrivati qui sabato mattina presto ed eravamo soli soletti, senza traccia di presenza umana. Qualche ora dopo, il nostro camper è stato circondato e completamente bloccato dalle altre auto. Questa zona si trova a 25 km dal centro di Atene e si poteva considerare periferica e rurale fino a poco tempo fa, nel frattempo è stata fagocitata dalla città e tra centri commerciali, svincoli autostradali e traffico continuo, è diventata una periferia come tante altre.
Noi l’abbiamo voluta esplorare comunque, dato che attorno vi sono ancora colture, vigne e spazi naturali. Durante una perlustrazione, non molto distante dal nostro parcheggio, abbiamo attraversato un grande vigneto che saliva su una collina coperta da un boschetto di olivi, pini e cipressi. Immaginavamo che vi si trovasse una chiesetta ma, al suo posto, abbiamo scoperto una grande e particolarissima villa abbandonata. L’edificio era posto proprio al culmine dell’altura, in mezzo a una spianata di erba, in cui si trovava anche una bella piscina. Di un solo piano, in forma di ferro di cavallo, la casa principale presentava un massiccio portale in legno di fattura orientale, grandi finestroni e un’ala completamente vetrata. All’interno si trovava un’arredamento impressionante in stile coloniale, con molti mobili in provenienza dall’India, grandi divani in pelle e tavoli e mobiletti intarsiati. Un enorme camino troneggiava lungo un’ altissima parete e sul lato opposto un vecchissimo e malandato piano a coda faceva bella mostra di sé. Il luogo era perfetto per grandi ed eleganti ricevimenti ed emanava un fascino difficile da spiegare. Nel giardino circostante siamo rimasti sorpresi di scoprire anche un parco macchine abbandonate, tra cui una Range Rover e addirittura una Rolls Royce. Dalla villa partiva una strada in discesa, lungo la quale abbiamo incontrato altri edifici ben rifiniti in pietra, anch’essi deserti. Il fiume a monte, che costeggiava la collina, aveva eroso la riva sotto all’ultimo tratto della strada, facendone crollare una parte, così da dover superare il tratto di strada asfaltata rimasta con grande cautela. Quel luogo ci aveva proiettati in una bolla spazio-temporale, ma il brulichio degli umani in entrata e uscita del centro commerciale ci ha riportati alla realtà. Chissà qual è la storia di quel luogo affascinante, ora abbandonato?