Stojan R., 56 anni, Podgorica, Montenegro
Prima di prendere la via tra le montagne che ci condurrà in Serbia, abbiamo voluto visitare Podgorica, la capitale del Montenegro, una città di circa 200.000 abitanti, situata tra rigogliose colline e una fertile pianura che sbocca sul grande lago Skadar. Ci siamo arrivati di sabato mattina, un ottimo momento per fare spesa al grande e vivace mercato coperto e per fare un giro della zona del centro, piuttosto orientata allo standard europeo occidentale.
Un aspetto che ci è piaciuto subito è stata la presenza di diversi parchi e aree verdi, che hanno reso gradevole la nostra passeggiata. Il caldo era arrivato improvviso, dopo molti giorni di maltempo, e così ci siamo gustati il bighellonaggio spensierato, recandoci al parco Gorica che domina il centro dall’alto di una collina. L’area era molto verde e boscosa e ne abbiamo dedotto che la capitale seguisse una politica di salvaguardia delle zone d’interesse ambientale.
Volendo giungere alla vetta di Gorica, ci siamo inerpicati lungo un sentierino e ad un tratto sul nostro cammino è apparso un uomo dalla folta barba grigia e dai lunghi capelli, che ci ha salutati con simpatia. Come spesso accade nei Balcani, siamo subito entrati in relazione e l’uomo si è proposto di passare un momento con noi, raccontandoci la storia del parco e guidandoci lungo i sentieri, per mostrarci la reale situazione del luogo.
Il suo nome era Stojan ed era stato un calciatore nelle squadre dell’ex Jugoslavia, giocando spesso proprio nello stadio che confina con il parco. Con molto rimpianto e dolore ci ha raccontato come quella zona fosse molto più estesa e coperta di magnifici boschi di pini, querce e cipressi, alberi che lui considera una panacea per i polmoni. Mentre ci parlava, i suoi occhi erano carichi di tristezza, ma anche di amore per la Natura che ancora pulsa in quell’area. Stojan ci ha raccontato che durante il caos sociale ed economico degli anni ’90 è salito in superficie il peggio dell’essere umano: l’avidità, l’individualismo, la corruzione, l’indifferenza, la corsa al denaro. Il governo montenegrino, guidato per 30 lunghi anni da un unico presidente-padrone, ha spalancato la porta agli speculatori e agli investitori stranieri, piegando regole e leggi a loro favore.

Ne avevamo appena visto il risultato lungo la costa, strangolata dall’eccesso di costruzioni in cemento e ridotta a cartolina di attrazione turistica nei suoi centri storici; capivamo quindi bene di cosa stesse parlando. Non eravamo pronti, però, a vedere l’attacco in corso al parco Gorica.
La popolazione del Montenegro è stabile, così come quella di Podgorica. Nonostante questo, contro ogni logica di buon senso, è stata autorizzata la costruzione di grandi blocchi abitativi proprio all’interno del parco e sulla sua sommità. Per ottenere rapidamente lo spazio necessario, nel corso degli anni sono stati appiccati diversi incendi, che hanno distrutto una buona parte della vegetazione di pini e querce. Ora come ora, diversi cantieri sono già all’opera. Noi stessi abbiamo incontrato tre scavatrici che stavano demolendo uno dei fianchi rocciosi della collina. In realtà, non esiste alcuna necessità di nuove abitazioni in quella zona, perché Podgorica possiede ampie zone edificabili tutt’attorno. Il fatto è che quella collina rappresenta un luogo esclusivo, dove si possono trovare compratori disposti a sborsare il doppio del prezzo di mercato per avere il proprio cubo di cemento più in alto e in vista degli altri.

Nelle zone ancora intatte, potevamo respirare il profumo di resina e di fiori e ascoltare il canto degli uccelli e il ronzio degli insetti. Allo stesso tempo, sentivamo il martellare delle scavatrici e il rumore del traffico, come se una indomabile macchina divoratrice stesse avanzando, programmata per distruggere fino all’ultimo albero del parco.
Da anni Stojan, l’attivista solitario, protesta, parla alla radio e alla televisione locale, con una passione indomita. Parla e cerca di coinvolgere altri nella sua lotta, purtroppo senza trovare molta risposta. Infatti, i giovani che potrebbero essere coinvolti sono proprio quelli che se ne vanno dal Paese, mentre gli “esperti in materia” tacciono, per paura di ripercussioni sulle loro carriere. Ci ha indicato le varie parti della città in cui è prevista la costruzione di nuovi grattacieli e palazzi, facendo scomparire altre zone di verde e di bosco pubblico.
Il fabbisogno costante di cemento sta corrodendo molte montagne montenegrine, lacerate dalle cave e dai cementifici. La propaganda governativa presenta l’arrivo dei gruppi di investimento come un’occasione d’oro per aumentare lo standard di vita, portando stabilità e benessere. In realtà, l’obiettivo è puramente pecuniario e non di certo la qualità di vita delle persone. Le grandi aziende costruiscono e vendono, realizzando il profitto a corto termine e sparendo in seguito dalla circolazione.
Stojan è solo, ma la sua lotta è volta a sostenere la Natura e la vita, che esistono da prima che comparisse l’uomo sulla Terra, e ancora esisteranno dopo di lui. Si impegna in favore di una forza inestinguibile, malgrado possa apparire un’impresa impossibile, visti i mezzi e gli interessi in gioco.
Le persone credono alla pubblicità pervasiva di una vita splendente e felice, vogliono potersi comprare l’auto nuova, avere nuovi negozi e centri commerciali in cui trovare le stesse merci in vendita di ogni altra città e potersi permettere il televisore al plasma o l’ultimo modello di telefonino. Non si rendono conto che tutto questo li indebita per comprare beni destinati a perdere rapidamente ogni valore. Non si accorgono che, nel frattempo, la Natura sta scomparendo, che il loro cibo – sempre più caro e di bassa qualità – ormai arriva solo attraverso i supermercati, che l’acqua scarseggia e odora di cloro, che l’aria è piena di polvere e gas di scarico e che i loro figli non hanno più posti per esistere in quanto bambini, a parte piccoli tristi recinti con erba sintetica e giochi di plastica. I prezzi dei terreni e delle case stanno diventando irraggiungibili per la maggioranza delle persone. È uno stress collettivo che abbiamo incontrato ripetutamente nel nostro viaggio e che rende la vita difficile per tutti e le persone tese e malate.

Stojan ci ha parlato di tutto questo, mentre ci mostrava anche le erbe commestibili e le varie tipologie di alberi del parco. Teneva in mano un grosso blocco di fogli scritti a mano, che gli conferiva un aspetto da predicatore mistico. Il contrasto tra la bellezza e la pace della Natura e il caos della città era stridente e i nostri cuori soffrivano insieme al suo, nel vedere la distruzione in atto in nome del soldo. In quell’istante abbiamo percepito quanto fosse insensato sacrificare l’esistenza della Natura e degli esseri umani in cambio di un’entità astratta come il denaro, che in sè non produce vita, né nutrimento, né affetti, né comunità, né amicizia, nulla di ciò che rende la vita degna di essere vissuta. Questo strumento di servizio si è trasformato in padrone di ogni cosa, vita compresa.
Eravamo immensamente grati per aver conosciuto Stojan e anche lui era felice di averci incrociati sul suo cammino. Ci siamo salutati con affetto, augurandoci ogni bene per le nostre vite, i nostri sogni, le nostre lotte e i nostri viaggi nell’anima e nel mondo.
Una volta c’erano i dittatori ora è il denaro che detta legge….povero mondo stiamo proprio distruggendo la natura e non pensiamo ai nostri figli e nipoti….bravo Stojan ce ne fossero tanti di uomini cosi.
Buon viaggio e un abbraccio.
Sonia 🥰