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Plastica: tanta, tanta plastica

Anche se ne abbiamo già scritto, non potevamo ignorare la questione, dato che anche in Albania ci siamo ritrovati circondati dalla plastica. L’Albania è veramente bellissima, piena di luoghi meravigliosi, con una Natura ancora viva e presente e con gente accogliente e generosa. È un paese che a grandi passi sta superando decenni di isolamento politico e economico e una diaspora che ha allontanato oltre un terzo dei suoi abitanti.

In Grecia, nonostante una politica di sensibilizzazione alla raccolta dei rifiuti in atto da alcuni anni, abbiamo raccolto quintali di plastiche dalle rive, durante i nostri periodi al mare, in Peloponneso. Quasi ogni giorno, partivamo con i nostri bei sacconi e percorrevamo lunghi tratti, caricandoci pesi man mano più ponderosi.

Trovavamo di tutto, dagli pneumatici ad avanzi di reti da pesca, bidoni, flaconi, tubi e tubetti, cannucce, tappi, un’enormità di bottiglie di plastica, e poi scarpe, pezzi di cassette, polistirolo, spugne, pezzi di carrozzeria d’auto, di sedie e tavoli, teli di plastica di ogni spessore e consistenza, oltre che metri e metri di spaghi e corde, quasi sempre arrotolati in grovigli, difficili da districare da radici e rami.

Portavamo i sacchi e trascinavamo i rifiuti più ingombranti fino a punti in cui qualcuno li avrebbe raccolti. Abbiamo scoperto che il sistema di smaltimento consisteva nel portar la roba in zone discoste, in cui veniva ammucchiato ogni genere di rifiuto, plastiche comprese. Niente strategia di smaltimento dei rifiuti, ma nemmeno di analisi dell’impatto ambientale o di inquinamento delle falde acquifere, per non parlare di riuso o riciclo.

Le plastiche che raccoglievamo, dopo esser state esposte al sole e al vento, si sbriciolavano spesso tra le nostre mani, diventando una specie di polvere, che poi andava a depositarsi sulle colture e a disperdersi nell’aria e nel mare. Tutta roba che respiravamo e mangiavamo, senza rendercene conto.

Le zone in cui ci fermavamo, erano contraddistinte da attività agricole, senza insediamenti industriali. Questo lasciava l’aria e i corsi d’acqua di per sé puliti. Allo stesso tempo, ci siamo resi conto che gli autoctoni, quasi tutti contadini, non hanno consapevolezza dell’impatto della plastica e dei prodotti chimici sull’ambiente. Diserbanti, antiparassitari, e fertilizzanti venivano pompati allegramente sui campi e soprattutto nelle serre, per poi finire, tramite la verdura e la frutta, sui banchetti colorati dei mercati.

Anche qui in Albania il tema dei rifiuti non è prioritario. Dopo un picnic, la spazzatura viene semplicemente mollata per terra, anche se il cassonetto dei rifiuti è vicino. Questo produce una disseminazione di plastica in ogni angolo, specialmente nella Natura. Perfino nel cuore dei boschi si  trovano bottiglie di plastica, pacchetti vuoti di sigarette e interi sacchi colmi di spazzatura, abbandonati. Le coste, inoltre, sono piene di plastiche portate dal mare, e per ora, nessuno si è occupato di ripulire. Forse succederà più avanti, quando inizierà la stagione turistica. Anche qui in Albania, l’impressione è che i rifiuti e le plastiche vengano accumulati da qualche parte e poi ricoperti di terra, senza troppi pensieri per le conseguenze.

Il nostro augurio è che questo paese trovi presto delle soluzioni, perchè la sua bellezza lo merita, e per lasciare alle generazioni future una terra in cui sia possibile vivere degnamente.

La situazione non interessa solo la Grecia o l’Albania. Ogni paese bagnato dal mare può constatare quanti rifiuti vengano portati a riva ogni giorno, oltre a quelli che giacciono sui fondali o galleggiano in grandi masse semisommerse. L’unica strada che appare ragionevole è quella di ridurre la produzione di plastica al minimo indispensabile e di sostituirla con prodotti dal minimo impatto ambientale possibile. Meglio ancora, sarebbe utilizzare materiali che diventino a loro volta risorsa, una volta finita la loro funzione.

Ci auguriamo che le giovani generazioni siano sensibilizzate a questa tematica prima possibile. Senza educazione, non ci si può aspettare un cambiamento nel comportamento generale, né scelte intelligenti per l’eliminazione di questo problema.

Se non affrontiamo la questione rapidamente, soffocheremo nel nostro mare di plastica. Sta già succedendo. Riusciremo a invertire il processo in favore del pianeta e quindi, anche in nostro favore? Resta tutto da scoprire.

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