Niš
Niš è una città piuttosto popolosa del centro-sud della Serbia , con i suoi oltre 200.000 abitanti. Ci siamo andati principalmente per incontrare alcuni membri della famiglia di Nat e per riassaggiare il gusto urbano, dopo mesi passati nella Natura.
Abbiamo trovato un luogo adatto per il nostro Rocco a fianco delle piscine coperte, nell’area degli impianti sportivi della città. Per i tre giorni in cui vi abbiamo fatto tappa, ha funzionato benissimo: eravamo a due passi dal centro, ci sentivamo al sicuro e le notti erano tranquille.
Proprio accanto alle piscine si trova un bel parco, con una zona cintata per i cani. Ne abbiamo approfittato per far socializzare il nostro Numi con i quattrozampe cittadini. Il nostro nuovo compagno si è rivelato bravissimo nel contesto urbano, accettando il guinzaglio senza difficoltà e restando calmo e tranquillo anche in mezzo al traffico e al movimento della gente. Persino nei mercati, pieni di merce e di persone, trotterellava beato, per arrestarsi come ipnotizzato solo nei pressi delle bancherelle che vendevano carne arrostita.
Abbiamo girato principalmente nella zona centrale della città, con un paio di puntate nella zona della fortezza turco ottomana. Ogni anno, lì attorno e all’interno della Niška tvrdjava di svolge Nišville, un importante festival di musica jazz. Niš è una città con una forte attività musicale, con molti concerti dal vivo nei numerosi locali e spazi della città.
Gagoš, il cugino di Nat, si è rivelato una fonte inesauribile di informazioni sulla storia della città, dei suoi abitanti, dei posti da visitare e mille altre cose ancora. Nat si è goduta con lui una bella serata di concerto dal vivo in un bar, e insieme abbiamo passato una simpatica serata di risate e buon cibo vegano dai suoi amici di lunga data Dragan e Nena.
Gagoš ci ha fatto anche assaggiare una rakia davvero speciale, ottenuta fermentando e distillando le prugne che provengono da una zona in cui non si utilizzano prodotti chimici, né aggiungono zuccheri o altro. Come lui dice: “solo sole e prugne” e il gusto lo conferma in pieno.
Anche Nina, la moglie del fratello di Gagoš e suo figlio Vuk sono stati con noi per molte ore. Vuk e Numi hanno giocato insieme fino allo sfinimento, mentre Nat e Nina si raccontavano la loro vita, godendosi il sole sulla panchina del parco.
Durante un giro della città, Francesco ha perso gli occhiali, ma insieme a Gagoš è riuscito a trovare un ottico che gli ha controllato la vista, trovato la montatura e realizzato un paio di occhiali nuovi in meno di tre ore.
Uno dei viali principali della città è costellato da una sequenza di piccoli negozi che espongono merci lungo il marciapiede, insieme ai tanti bar, caffè, fast food ed altre botteghe, creando una scenografia vibrante di attività. Al termine del viale, appena prima dell’incrocio con un altro importante asse di traffico, si trova un edificio pubblico degli inizi del Novecento, con i suoi grandi finestroni e decori austeri. Appena prima, una sorprendente palizzata di assi di legno rinchiude un giardino rigoglioso e piuttosto selvaggio, pieno di cespugli e fiori.
In fondo a quella giungla, abita una signora ottentaseienne, avvolta in spessi abiti di lana. Pare tutta rinsecchita seduta sulla sua sediola, mentre prepara colorati bouquet con i fiori del suo giardino, che rivende per pochi soldi a quelli che passano davanti a casa sua. Tutta apparenza, però. Quella nonnina è molto brillante e presente e si è pure ricordata di aver visto le nostre facce, alcuni anni prima. La vendita dei fiori la tiene attiva e soprattutto le permette di intrattenere relazioni con le persone, una cosa che lei ama molto. La sua casa è piuttosto decrepita, ma ha una storia importante, legata addirittura all’occupazione ottomana, che in Serbia è durata quasi 500 anni. Naturalmente, ha ricevuto molte offerte di acquisto per il suo terreno, situato in una posizione così centrale. Ma lei sorride, raccontandolo, dicendo che finché è viva non venderà la casa dove è nata.
È così che nel bel mezzo del traffico, del rumore e della frenesia del centro città si mantiene un’oasi anacronistica e fragile nella sua provvisorietà, ma finché (r)esiste, ogni volta che veniamo in questa città, andiamo a trovarla, acquistandole tutti i fiori che ha preparato e scambiando quattro chiacchiere con lei.
Tra una passeggiata e l’altra, il tempo è così volato e sono passati tre giorni. È vero che la città è piena di vita, ma anche di rumori, polvere e aria inquinata. A quel punto, abbiamo sentito nuovamente il bisogno di tornare alla Natura dirigendoci verso la Stara Planina, la Montagna Vecchia, a due ore da Niš.