posti e persone

Misty Malaga

In partenza dal meraviglioso Cabo de Gata, abbiamo trovato il mercadillo aperto più vicino nei dintorni a Nerja, un po’ più nell’entroterra.

Una volta arrivati alla cittadina, siamo rimasti colpiti da quanto carina fosse. Basse costruzioni ben rifinite e dipinte di bianco si susseguivano per le sue strade curate: il tono generale era elegante. Il mercadillo era piccolo, ma sufficiente per le nostre necessità, così abbiamo fatto due passi nel centro, incontrando diversi negozi con merce ricercata e scelta con cura. Nerja è un luogo famoso per le sue ceramiche e abbiamo scoperto che è una delle cittadine spagnole segnalate come particolarmente bella. Dato che si trova leggermente in altura, dalle sue vie si gode una vista molto suggestiva sulla vallata e le montagne circostanti.

Per passare la serata e la notte, abbiamo individuato un paio di laghetti a qualche chilometro più a ovest, in un’area segnata in bianco sulla cartina. Lì vicino era indicata anche una lavanderia automatica di cui avevamo urgente bisogno e abbiamo quindi pensato di cercarci un posticino da quelle parti. Francesco aveva pensato che la zona segnata in bianco fosse una distesa semidesertica, come ce ne sono altre in Spagna. In effetti, abbiamo trovato un deserto, ma non quello che avevamo immaginato.

Si trattava di un’enorme area coperta da serre in plastica. Ci siamo ritrovati a percorrere chilometri rinchiusi tra pareti di plastica, intervallate da terreni incolti e aridi, disseminati di resti di spazzatura. Tutto era polveroso: le auto, i camion, le persone stesse che ci osservavano con curiosità. Cosa ci faceva un camper là in mezzo?

I nostri bucolici laghetti si sono rivelati poco più di due pozze contornate da infinite serre e molto poco invitanti. La lavanderia si trovava proprio in mezzo a un quartiere di lavoratori delle serre, povera gente perlopiù nordafricana, tra la statale battuta dai camion e i lotti di terreno cosparsi dai rifiuti.

Nel frattempo le ore erano passate, il sole stava calando e di dormire in quel luogo non se ne parlava nemmeno. Sulla mappa abbiamo individuato Dalias, un paesino verso le alture, dove abbiamo finito per dormire in un parcheggio di terra polverosa del villaggio desolato, cullati dai cani che abbaiavano instancabilmente e svegliati presto dal camion della spazzatura.

Inutile dire che ce ne siamo andati in tutta fretta, l’indomani, ben motivati a trovare un posto più accogliente e magari anche una fattoria biologica con vendita diretta al pubblico. Ne era indicata una a Salobreña, sulla strada verso Malaga: la finca Matagallares, specializzata in frutta tropicale, che intendevamo visitare con l’idea di acquistare i loro prodotti.

La zona ci è piaciuta subito, con le sue colline verdeggianti di alberi da frutta tropicali, come papaie, manghi, avocado e soprattutto moltissima cherimoya. Un aspetto particolare di quel posto era l’acqua che scorreva in belle quantità nei piccoli canaletti ai lati delle strade e che serviva a irrigare i vasti frutteti della zona, come non ne avevamo ancora visto in Andalusia, una terra piuttosto arida. Dato che Carlos, il proprietario, non ci poteva accogliere in quel momento, ci siamo accampati lì vicino, nel tranquillo posteggio del cimitero e siamo scesi a fare un giro nella cittadina.

Salobreña è dominata da un promontorio su cui si ergono le vestigia ben conservate di un castello arabo. Lungo i fianchi ripidi si stende il vecchio paese di case bianche, in un intrico affascinante di stradine in salita con nomi dal suono arabeggiante. Più in basso, la cittadina ha un carattere più moderno, fino ad arrivare alla zona del lungomare, piena dei consueti edifici per vacanze, ma con una vasta parte, proprio in corrispondenza allo strapiombo su cui si staglia il castello, ancora lasciata allo stato naturale.

Sulla via del ritorno al camper, abbiamo notato delle basse nubi che si infittivano e che iniziavano a ricoprire tutta la zona: stava arrivando la nebbia. Il mattino seguente, nonostante le previsioni meteo annunciassero bel tempo e sole caldo, ci siamo ritrovati infreddoliti e intrisi di umidità, avvolti nelle spire grigiastre di una fittissima e, a dire degli andalusi, totalmente inconsueta nebbia. Perfino Numi non aveva voglia di stare all’aperto.

Nonostante questo, abbiamo raggiunto la finca, dove Carlos non si è fatto trovare all’appuntamento. L’abbiamo presa con filosofia e siamo di nuovo andati a spasso per la cittadina, mentre il sole faceva timidamente capolino. I giovani stavano iniziando a festeggiare il Capodanno già dalle quattro del pomeriggio, ritrovandosi nei baretti a mangiare, bere e ballare al suono di musica ad alto volume. Finalmente eravamo testimoni di un po’ di allegria spensierata! Il nostro Numi però già iniziava a essere nervoso per lo scoppio dei petardi di fine anno, così ci siamo ritirati sul colle, per passare una serata intima e introspettiva.

Il primo gennaio abbiamo percorso le strade semideserte e avvolte dalla nebbia fino a Malaga, dove avevamo scelto di stazionare in un grande parcheggio gratuito vicino al centro sportivo. Il posto era una distesa anarchica di oltre cento camper, un vero e proprio villaggetto autoregolato, perfetto per una tappa di visita alla città. Il centro, infatti, distava solo 5 chilometri, quasi una bazzecola per noi ormai allenati alle scarpinate.

Dopo una tranquilla notte in quell’accampamento cittadino, ci siamo trovati per la terza mattinata consecutiva nel freddo abbraccio della nebbia, che non ci ha frenati a percorrere il lungomare, diretti verso il centro. Malaga è stata una bella scoperta: è una città piena di vita e di punti di interesse come il porto, il castello e alcuni musei, tra cui quello dedicato a Picasso, nativo del luogo. Piano, piano il sole si era fatto strada tra la nebbia, regalandoci un pomeriggio caldo e luminoso. La gente si è così riversata per le strade, approfittando della domenica, in un’atmosfera rilassata e leggera.

Il giorno dopo, siamo partiti di buon’ora per raggiungere Marbella e il suo grande mercadillo. Nel pomeriggio ci attendeva Tina, la nostra nuova ospite. Così, dopo aver rifornito la doccia-dispensa e il frigo di delizie, abbiamo fatto un breve giro per il centro della cittadina, che abbiamo trovato un po’ troppo turistica per i nostri gusti. Non ci è costato molto salutare Marbella e i suoi numerosi campi da golf, per raggiungere la nostra nuova destinazione, dove aiuteremo a costruire e curare una proprietà appartenuta a una famosa medium e che ora Tina desidera riportare agli antichi fasti come centro per corsi e ritiri spirituali. Siamo una bella squadra: sette volontari di varie nazionalità e sei simpatici operai spagnoli di una ditta di costruzioni che si occupa dei lavori più tecnici e pesanti.

Stiamo ancora seguendo il nostro regime crudista e il lavoro fisico si fa sentire, ma siamo felici di conoscere una nuova realtà e di contribuire alla visione di Tina.

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