posti e persone

Matala e il sogno hippie

Il nostro amico di Atene, Giorgios, oltre ad averci caldamente consigliato di andare a Creta, ci aveva anche segnalato dei luoghi da non perdere una volta sull’isola. Tra questi aveva citato Matala, un villaggio situato sulla costa sud. Una rapida ricerca ci aveva svelato un po’ di storia di questo luogo, costituito da un borgo e da una spiaggetta di poco più di trecento metri di lunghezza, racchiusa da due faraglioni scavati dal mare. Il tempo, il vento e il mare vi hanno scavato diverse grotte, abitate fin dall’epoca neolitica, migliaia di anni orsono. Negli anni ’70, una colonia di hippies provenienti da tutto il mondo, vi aveva eletto domicilio. Non erano mancati i soggiorni di alcune star musicali dell’epoca, portando il paesino alla notorietà internazionale e, di conseguenza, all’assalto turistico.

Arrivati sul posto, abbiamo posteggiato Rocco proprio a ridosso della spiaggia, in un ampio parcheggio ora quasi deserto. La cabina dei biglietti era completamente decorata con disegni in stile figli dei fiori, con l’immancabile pulmino Volkswagen e un grande cuore con la scritta: Love is always the answer, la risposta (sottointeso: a tutte le questioni) è sempre l’amore. Mai come in questi tempi sarebbe necessario ricordarlo, ci siamo detti.

Sulla destra, la parete di roccia illuminata dall’ancora splendente sole novembrino mostrava le entrate delle caverne, come tanti occhi che scrutano, con un effetto davvero scenografico. Sulla sinistra restava l’agglomerato di edifici che formava il paesino, nell’ombra del promontorio.

Siamo subito andati a fare un giretto per le stradine. In ogni angolo spiccavano vetrine di negozietti, bar, ristoranti, hotel, pensioni, stanze in affitto e chioschi di fast food e bibite fresche, l’uno a ridosso dell’altro. Era tutto chiuso, a parte un piccolo supermercato e un paio di bar e ristoranti per la gente del posto e i turisti che svernano a Creta. In ogni dove, decorazioni in stile hippie mescolate ai colori giamaicani, disegni floreali più o meno artistici, insegne che inneggiano al flower power, insieme all’iconografia tradizionale cretese. Un bel miscuglio di sogni di qualche decennio fa, tradizioni cretesi e creatività individuale. Per le stradine ci osservavano dozzine di gatti, lanciando qualche miagolio per avere cibo e al contempo inarcando la schiena e rizzando il pelo vedendo Numi. Per fortuna lui non bada minimamente ai gatti, interessandosi maggiormente ai predecessori canini passati agli angoli delle strade.

A una mezz’oretta di cammino sulle scogliere era segnalata Red Beach, una spiaggia creata dall’erosione di rocce rosse e, in estate, riservata ai nudisti. Il sentiero per raggiungerla passava tra i resti di un antico insediamento romano per poi inerpicarsi ripido tra le case e le alture. Il paesaggio era aspro e sassoso, tra le rocce stratificate dei sedimenti di antichi mari che formavano vere e proprie sculture plasmate dal tempo, dalle onde e dagli agenti atmosferici. Giunti al culmine della scogliera, abbiamo individuato la spiaggetta. Era davvero minuscola, deserta e trascurata, con una piccola discarica di vecchi ombrelloni appena dietro agli scogli. Ce l’avevano descritta come spettacolare, ma a noi è parsa molto dimessa. Probabilmente la spiaggia è stata erosa dal mare che, anno dopo anno, sale di livello, realtà che abbiamo osservato in molti altri luoghi durante il nostro viaggio. Anche a Matala abbiamo visto i segni di questo lavorìo continuo delle onde, che lentamente si mangiano spiagge, sentieri, strade, recinzioni e a volte perfino case e muri di cemento.

Il vento si era fatto molto forte e siamo tornati al nostro accogliente Rocco. Le impressioni erano contrastanti: ci sentivamo divisi tra l’apprezzamento per le bellezze naturali del luogo e la perplessità sull’ammucchiata turistica, bizzarramente ispirata al sogno hippie di quasi cinquanta anni fa.

Al mattino seguente ci siamo spostati alla vicina spiaggia di Kommos, in un ambiente decisamente più libero e naturale, dove ci sentiamo più a nostro agio. Un angolino di scogliera ci ha accolti, dove si fermano camper e auto di gente che si gode la spiaggia più in basso e soprattutto la vista del tramonto, da qui molto spettacolare. Proprio al nostro fianco si trova un vasto sito archeologico, dove i ricercatori dell’università di Toronto stanno portando alla luce un insediamento minoico e romano di ampie proporzioni. Sulla collina dietro di noi abbiamo visitato una piccola chiesa ben tenuta, che gode di una vista maestosa sul mare, sulla costa e sulla linea di isole all’orizzonte. Ieri è stata la volta della lunga spiaggia, che abbiamo percorso per chilometri fino al limite invalicabile delle recinzioni dell’aeroporto militare di Tympaki. L’impianto era privo di attività aerea, di presenza umana e, così sembrava, anche della pista di atterraggio. Intanto il tempo si era coperto e l’aria iniziava a essere piuttosto fresca, con temperature che la notte scendono attorno ai 10 gradi. L’inverno si sta facendo strada e abbiamo acceso il riscaldamento per la prima volta in questa stagione, godendoci uno dei nostri attuali pasti preferiti: una ricca zuppa di ogni pensabile delizia.

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