carrube tra le foglie dell'albero
micmac

L’oro delle dolci carrube

Tra le casette per gli ospiti di Eumelia cresce un carrubo. Non è molto grande, ma ancora porta molte carrube mature, che stanno lentamente seccandosi al sole e al vento, prima di cadere a terra.

Quando l’ho scoperto, mi sono tornati alla mente ricordi di infanzia con mio padre, di una volta in cui da un fruttivendolo aveva comprato delle carrube e me ne aveva data una da assaggiare. Ricordo ancora la sorpresa di addentare poco convinto quella specie di baccello secco e marrone scuro, e poi sentirne l’aroma cioccolatoso e dolce espandersi in bocca. “Ecco”, mi aveva detto, “questa era la cioccolata della Befana fascista”. Mi aveva spiegato che, durante la guerra, il regime fascista aveva fatto assurgere la ricorrenza della Befana a vera festa italiana originale, e, oltre alle parate e a tutto il resto, distribuiva in quell’occasione un pacco regalo, che conteneva anche delle carrube, al posto appunto del cioccolato, divenuto introvabile in quei tempi.

Mentre ripensavo a tutto questo, ho raccolto delle carrube e ho iniziato a masticarne una. Deliziosa! Bisogna fare attenzione ai denti, perché i suoi semi sono coriacei, oltre che affascinanti per la loro forma così regolare. A proposito dei semi di carrubo, Frangiskos mi ha raccontato una storia molto interessante. Anticamente si riteneva che i semi di carrubo fossero tutti identici tra loro, per cui erano stati usati come unità di misura di peso. In particolare, venivano usati per pesare i metalli e le pietre preziose. In greco, il seme di carrubo viene chiamato “keration”, e da qui è venuto il nome “carato” che usiamo tutt’oggi.

Con l’andare del tempo, i mercanti sentirono il bisogno di fissare un peso esatto per il carato, perché una verifica attenta dimostrò che i semi di carrubo non erano tutti uguali, come tutti i semi, del resto. Nel 1832 fu preso un accordo internazionale che fissava il carato a 0.2 grammi.

Per esempio, se un diamante è da 20 carati, significa che pesa 4 grammi. È curioso che la stessa parola, carato, sia usata anche per l’oro, ma con un significato del tutto diverso. Infatti, per l’oro non indica un peso, ma una percentuale di purezza. Il massimo è 24 carati, pari al 99.9% di purezza. In gioielleria in genere si usa quello a 18 carati, che è pari a 75% di oro, unito a un 25% di altri metalli per avere una lega che resista alle lavorazioni.

Non avrei mai pensato che un umile seme di carrubo avesse dato origine a un sistema di misura così diffuso.

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