Lontano dalla tempesta
Le previsioni metereologiche dei giorni scorsi avevano preannunciato pioggia e vento impetuoso. Abituati alle variazioni (in meglio) dell’ultimo minuto, non ci abbiamo dato troppo peso e abbiamo mantenuto la postazione in fondo alla nostra stradina che porta diritta alla spiaggia. Una duna di sabbia e alcuni cespugli di oleandro creavano una piccola barriera verso ovest, dove ogni sera ci eravamo abituati a seguire la scomparsa quotidiana del sole. Un mattino, al risveglio, il cielo sembrava essersi staccato e volerci cadere addosso. I colori attorno a noi si erano incupiti e si percepiva l’arrivo di una forza potente. Il vento si era rinforzato parecchio, ma noi eravamo tranquilli, pensando alle parole di una signora del posto: “Il maltempo qui dura poco, gira attorno e si scarica subito”. Il vento, intanto, aveva cominciato a soffiare sempre più intensamente da nord ovest, la zona in cui le nuvole grigio scuro erano dense e segnate da una linea giallogrigia proprio lungo l’orizzonte.
Nel frattempo, eravamo andati a fare la nostra corsetta del mattino, portando con noi delle erbe acquistate al mercato e che volevamo lavare dalla terra con il getto potente del rubinetto della chiesa, situata a un paio di chilometri. Sulla strada ci ha però beccato una pioggia fitta, con l’acqua che scendeva a fiotti, inclinata dal vento. Ci siamo riparati alla bell’e meglio sotto un albero, in attesa che cessasse. In quel momento è passata un’auto, guidata da una signora che ci ha guardati, salutati, ha fatto un’inversione a U… ed è tornata a prenderci. Dimitria ci ha accolti nella sua Mercedes nera, pulitissima, con i sedili di pelle. Non ha fatto una piega per il fatto che eravamo bagnati, con le scarpe sporche di terra. Ci ha portati alla chiesa, indicandoci la sua bella casa nella pineta, lì vicino. Un altro bel gesto di altruismo che abbiamo subito messo nella già folta collezione di gesti generosi greci. Lo scroscio nel frattempo era terminato e, dopo aver ripulito un bel sacchettone di erbette per il pranzo, siamo tornati al camper.
Ormai il tempo si era messo decisamente al brutto. Non ci è voluto molto per essere di nuovo avvolti dalla tempesta, con raffiche di vento violente e pioggia battente. A un certo punto, è arrivata una fitta grandine, per fortuna di piccolo diametro, che per qualche minuto ha fatto risuonare Rocco come un tamburo. Nella posizione in cui eravamo, il camper si scuoteva come un giocattolo sotto le forti raffiche. Più tardi, in serata, la pioggia è cessata, ma non il vento. Per tutta la notte siamo stati sballottati, riuscendo a dormire solo a tratti. La mattina seguente, abbiamo ricontrollato le previsioni meteo: ci aspettava ancora una settimana di vento e pioggia. Ci siamo detti che non volevamo passare tutto quel tempo chiusi in camper, a ballare con Rocco.
Dopo una consultazione della mappa e delle previsioni metereologiche, abbiamo deciso di andarcene verso sud. Anche lì si prevedevano piogge, ma molto più leggere e inframmezzate da ampi momenti di schiarite. Così, dopo una puntata al mercato di Zacharo, abbiamo ripreso una strada che conoscevamo bene: quella verso la Laconia. Ci aspettavano 200 chilometri di strade attraverso i monti dell’interno. La giornata è così trascorsa ad andatura ridotta, evitando le buche e le vibrazioni del manto stradale che in alcune zone è davvero rovinato e deformato. A Megalopoli abbiamo voluto passare per il centro, incuriositi dal nome, che evoca enormi metropoli. In realtà, qui si trattava di una piccola cittadina, come molte altre della zona, senza particolari note di rilievo. Abbiamo così continuato il nostro viaggio verso Sparta.
Il navigatore ci ha fatto prendere una strada secondaria e siamo saliti parecchio sulla montagna, tra paesaggi aspri e molto affascinanti, che iniziano solo ora ad aprirsi alla primavera, con squarci di verde intenso tra i sassi e le rocce. Una strettoia tra le case di un paesino ci ha messi alla prova: Rocco ci è passato al centimetro, mentre trattenevamo il fiato per il timore di restare bloccati. Ad un certo punto, tra le nubi che avvolgevano le cime, sono apparse alcune decine di pale eoliche, grandissime e vorticanti, e, più in basso, le linee elettriche che scendevano lungo i pendii con i loro fili sospesi che brillavano come ragnatele sotto i raggi del sole. È stato un incontro del tutto inaspettato, in quei luoghi che sembrano ancora immersi in un passato antico e rurale. Finalmente, cammin facendo abbiamo incontrato anche il sole.
Arrivati a Sparta, abbiamo fatto acquisti dei nostri prodotti preferiti e che in centri più piccoli troviamo con difficoltà. Ci siamo preparati un delizioso pranzetto a base di patate e carciofi, con una sorprendente feta vegana, davvero buonissima, posteggiati a fianco dello stadio di calcio e delle rovine dell’antica Sparta, sotto i caldi raggi del sole e l’occhio vigile della statua di Leonida.
A tardo pomeriggio, siamo arrivati alla spiaggia di Gythio per passare una notte tranquilla, lontani dal vento. Tranquilla, si fa per dire. Appena preso sonno, dei rumori ci hanno improvvisamente svegliato. Venivano proprio dal muso del camper, sotto al nostro letto. Siamo balzati in piedi e, armati di pila, abbiamo controllato. Dalla zona motore è schizzato fuori un roditore dalla lunga e folta coda, forse un furetto, che in un lampo si è infilato tra gli alberi lì vicino ed è scomparso. Siamo finalmente potuti scivolare in un sonno ristoratore, svegliandoci questa mattina con un bel sole già caldo, che ci ha dato il benvenuto in questa cornice che conosciamo già, ma che apprezziamo ogni volta come se fosse la prima.