posti e persone

La forza del vulcano

Avevamo sentito parlare di Methana dai nostri nuovi amici tedeschi, che l’avevano descritta come un vero gioiello. È una penisola a forma di teschio nel golfo di Saronico, unita alla terraferma da un cordone ombelicale di colline. Dopo Atene, avevamo bisogno di riconnetterci con la Natura e abbiamo deciso di dirigerci verso questo lembo di terra di origine vulcanica, con l’idea di esplorarlo anche a piedi.

Siamo arrivati nell’unico villaggio un po’ popoloso della penisola, anche lui chiamato Methana, verso le tre del pomeriggio. Abbiamo lasciato Rocco in uno spiazzo proprio in riva al mare e siamo subito andati a visitare il borgo, sorpresi dall’atmosfera deserta e silenziosa. A parte due camperisti tedeschi e un gruppetto di locali sul molo, non c’era anima viva. Avevamo dimenticato che in Grecia, tra l’una e le cinque, la gente mangia e poi riposa, specialmente nelle zone più rurali e fuori stagione, come ora. Quando i greci dicono: “Ci vediamo nel pomeriggio”, intendono dopo le 17, fatto che ci ha creato un pochino di dissonanza cognitiva all’inizio. In quella pace e in quel silenzio, la notte è trascorsa molto tranquillamente.

Stamattina, dopo aver fatto ginnastica ed esercizi di respirazione, ci siamo avviati verso Agios Nikolaos, per visitare i bagni di Pausania, un’area di sorgenti sulfuree calde in riva al mare. Arrivarci ha messo a dura prova Rocco e il suo autista: le ripide strade che si inerpicavano sulle pendici vulcaniche per centinaia di metri, per poi ridiscendere a precipizio verso il mare, erano degne di un lunapark. Dappertutto, si potevano vedere muri a secco ancora intatti, un lavoro di molte generazioni, che hanno letteralmente strappato terrazze di terreno coltivabile ai pendii sassosi. Dopo un’ultima strettoia in ripida e interminabile discesa (Nat ha chiuso gli occhi e ha tenuto il fiato sospeso), abbiamo raggiunto il porticciolo deserto di Agios Nikolaos.

Il tempo si era intanto fatto ventoso e coperto, ma noi abbiamo preso asciugamani e costumi da bagno, decisi a immergerci nelle acque calde e benefiche dei bagni di Pausania. Dopo un chilometro lungo la scogliera, la delusione. La fonte c’era, ma dentro una casetta chiusa con un vecchio lucchetto e dismessa, c’era anche la pompa che bisognava azionare per far partire l’acqua. Siamo quindi tornati verso il nostro Rocco e abbiamo deciso di circumnavigare la penisola.


Di nuovo, abbiamo seguito il serpente di asfalto che si srotola tra saliscendi e curve. Il paesaggio passava dai pini montani alla riva del mare, e viceversa. A un certo punto, abbiamo scorto un cartello che segnalava il sentiero per il vulcano principale che ha dato origine alla penisola. Abbiamo preso i nostri zaini e ci siamo avviati lungo il sentiero, che ha iniziato subito a salire tra le rocce. Ci siamo subito resi conto che la roccia lì, era molto particolare, sia per colore che per consistenza. Si trattava dei resti delle colate di lava e dei successivi raffreddamenti.  Sentivamo di essere arrivati in un luogo dall’energia molto forte, aspra, primordiale. Più salivamo, più le rocce diventano grigie o rossastre, frastagliate, tagliate in lastre sorprendenti.  Gli alberi e gli arbusti si artigliavano con le radici nelle spaccature, grazie alla forza inarrestabile della Natura. Alla fine, siamo arrivati al cratere: una spaccatura che scendeva all’interno del monte, con le pareti così perfettamente lisce da sembrare tagliate da una lama gigantesca, testimonianze della forza e del calore immane che ha creato questo fantastico sentiero sul quale ci trovavamo. Eravamo emozionati. Ci siamo presi un momento per meditare, protetti dal vento dalla corona di rocce, nella pace profonda del luogo. Il tempo è passato senza che ce ne rendessimo conto. Ci è costato fatica a deciderci a scendere, tanto speciale era quell’atmosfera. Il ritorno è stato silenzioso, quasi reverenziale, ma una volta in camper, eccoci di nuovo pronti per la nostra prossima meta: abbiamo deciso di andare a Hydra, l’isola dove non ci sono strade e ci si sposta a piedi e a dorso di mulo.

Dopo una tappa per rifornirci di gas, siamo approdati a Galatàs, dove ci avevano detto di cercare un parco naturale di limoni.  Qui, dal 1976, l’azienda locale dei fratelli Lachos ha sviluppato una produzione di specialità a base di limone: sciroppi, marmellate e dolci al cucchiaio, tutti fatti a mano con i loro limoni bio.  Abbiamo così fatto una breve sosta nel paese e proprio di fronte a noi, a qualche centinaio di metri dalla banchina, abbiamo ammirato l’isola di Poros. Piccole barche e un ferry boat attraversavano regolarmente lo specchio d’acqua, e il fronte mare era molto simpatico e animato. Poros è molto bella, con la sua linea di case che si staglia tra il mare e il verde della collina.  Finalmente, dopo alcuni giri lì attorno, abbiamo rintracciato il punto vendita di Lemonodasos, dove abbiamo fatto alcuni acquisti.

La giornata è stata ricca di cambi di paesaggio. Questa zona del Peloponneso è sorprendente per la varietà di panorami, alternando alte scogliere a passaggi in riva al mare.  Nonostante sia inverno, l’erba è molto verde e parecchi alberi e cespugli sono già in fiore, in particolare nelle zone più protette dai venti.  Il pomeriggio passa e la luce si fa via via più radente e carica di tonalità arancioni, accendendo i colori e rendendoci curiosi, a ogni curva, di scoprire cosa incontreremo.  Ci sono anche tratti di laguna salmastra, attorniati da alti canneti che si piegano al vento da sud, che si è rinforzato parecchio. Infine, scegliamo di passare la notte a Kiparissi, su una spiaggia molto consigliata dalla nostra app di riferimento, Park4night.  È un po’ lontana dagli imbarchi per Hydra e discosta anche dal traffico di Porto Cheli, ed è un posto davvero bello e tranquillo.  Domani passeremo la giornata qui, per pulire a fondo Rocco che ne ha bisogno, e per seguire nel pomeriggio l’evento online di lancio del 2021 di Ringana, di cui siamo partner. Per ora, abbiamo fatto abbastanza strada e ci concediamo volentieri una giornata di pausa vicino al mare.

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