posti e persone

Incanto minoico

Nell’entroterra, a una decina di chilometri dalla spiaggia di Kommos, giaciono i resti del palazzo reale di Festos, il cui primo insediamento risale a quasi 5000 anni fa. Festos e altri tre importanti siti archelogici, costituiscono una testimonianza notevole della civiltà minoica, originaria di Creta. I molti misteri che ancora circondano quella civiltà ci hanno motivato alla lunga camminata fino a quel luogo.

Gli otto chilometri che ci separavano dal sito da Festos attraversavano piccoli paesini e distese di olivi carichi dei loro preziosi frutti, ora giunti a maturazione. Una volta arrivati in un paio di ore di cammino, abbiamo dovuto lasciare Numi all’ingresso, dopo averlo rassicurato e avergli trovato un posticino all’ombra.  Dall’ingresso si coglieva subito l’estensione del sito. Il palazzo era composto da un intrico di edifici, cortili, magazzini, aree dedicate a spettacoli o riti, laboratori di artigiani, residenze reali, collegati da corridoi, porticati, scale e passaggi. Pensare che quella sofisticatissima opera risalisse a quattromila anni orsono ci dava un senso di vertigine. Nonostante le ingiurie del tempo, i terremoti, gli incendi e il susseguirsi dei popoli e delle invasioni, ancora si potevano cogliere i dettagli della progettazione, come il sistema di drenaggio e di raccolta dell’acqua piovana, l’orientamento delle costruzioni o la cura delle pavimentazioni e delle tecniche di costruzione. I reperti emersi durante gli scavi erano stati raccolti e trasferiti al museo archeologico di Heraklion, che avremmo visitato nei giorni seguenti. Da qui proviene anche il disco di Festos, un oggetto circolare di una ventina di centimetri di diametro, sulle cui facce sono incisi simboli ordinati secondo un andamento a spirale. A tutt’oggi, nessuno è stato in grado di darne un’interpretazione conclusiva e le ipotesi sul loro significato sono numerose e affascinanti.

Da quelle che furono le stanze della residenza reale si potevano vedere in lontananza il massiccio Psiloritis, dove svetta la cima più alta di Creta, e la caverna di Kamares. Erano luoghi importanti per i culti religiosi minoici, dove si tenevano molte cerimonie in onore della Dea Madre e dove sono stati rinvenuti manufatti e oggetti rituali di grande pregio.

Al ritorno, contagiati dalla passione archeologica, abbiamo deciso di dirigerci verso Heraklion per visitare il più famoso palazzo di Knossos. La stagione invernale è perfetta per le visite di questo tipo. I turisti sono pochi, i biglietti di ingresso costano meno e si ha tutto il tempo a disposizione per impregnarsi delle opere esposte e per gustarsi le sensazioni e le emozioni del luogo.

La visita al palazzo reale, il cuore della civiltà minoica, ci ha lasciati senza parole. Le rovine si estendevano su un’area molto vasta e mostravano un’architettura molto elaborata, complessa, ricca e articolata. I resti delle sue oltre mille stanze e sale, organizzate su diversi livelli e piani, creavano un intrico che ha dato origine alla leggenda del labirinto e del suo feroce abitante, il Minotauro.

Già il palazzo di Festos ci era sembrato un’opera magnifica per quell’epoca, ma Knossos la superava in maestosità e opulenza. I lavori di scavo di fine ‘800 avevano riportato alla luce diverse strutture, colonnati e le caratteristiche facciate a porte intervallate da pilastri quadrati. Gli archeologi avevano anche ricostruito alcune parti, per rendere più riconoscibili i resti. Le linee architettoniche erano sorprendentemente “moderne” nelle proporzioni e nelle soluzioni degli spazi e dei giochi di luce. In quella civiltà, il legame tra il potere temporale e il potere religioso era raccolto interamente nella figura del re-sacerdote. Era chiaro come l’intero complesso ruotasse intorno a questa figura e alla sua corte, con complessi rituali e cerimonie.

Potevamo facilmente immaginare la prosperità che aveva caratterizzato quei tempi. I minoici erano artigiani abilissimi e navigatori esperti. I loro contatti con l’Egitto, la Siria, la terraferma con le altre isole greche e il nord Africa erano frequenti e pacifici ed erano basati sul commercio e lo scambio. Attorno al palazzo reale si estendevano le case più modeste dei pastori, degli agricoltori e dei pescatori. Non esisteva un vero e proprio esercito, se non una guardia reale, più rappresentativa del potere, che vera e propria forza bellica.

La visita del palazzo ci ha coinvolti per qualche ora e ancora pieni di ammirazione ed emozione siamo scesi dalla collina di Knossos, pronti a visitare Heraklion e il suo museo archeologico. Il tempo ci ha favoriti, regalandoci una giornata uggiosa e piovosa, perfetta per rinchiuderci nelle sale museali.

Ne è assolutamente valsa la pena. Il museo offre una raccolta ricchissima di reperti, tra oggetti, statue, frammenti e ricostruzioni di affreschi, sigilli e gioielli. Abbiamo colto l’evoluzione di quella società e della sua prosperità dalla progressiva rifinitura degli oggetti e dalla ricchezza dei dettagli. Gli artigiani minoici erano famosi in tutto il mediterraneo per la loro straordinaria maestria e scambiavano le loro opere con materie prime come rame, oro, pietre preziose e avorio. Siamo rimasti sbalorditi dalla loro capacità e raffinatezza, davanti a oggetti e gioielli che mostravano una creatività e una perizia tecnica che non avremmo potuto immaginare. Le decorazioni e le incisioni mostravano una continua rielaborazione di motivi sacri e profani, in una inesauribile varietà di combinazioni e invenzioni.

I culti religiosi minoici ruotavano attorno alla Dea Madre, rappresentante la madre Terra, di cui era custode una casta di sacerdotesse. Anche i musicisti erano molto rispettati e onorati, per le loro capacità che richiedevano molti anni di studio e pratica. Le raffigurazioni degli affreschi e dei vasi mostravano come ci fosse una grande cura e apprezzamento per la bellezza personale. Le rappresentazioni umane mostravano corpi snelli e atletici, sia maschili, sia femminili, con abiti, gioielli e acconciature molto raffinate e ostentate con sfarzo. Le attività ginniche e di danza erano molto praticate e costituivano un momento di aggregazione anche per il popolo. I giovani si cimentavano nella lotta e il pugilato, nella corsa e nelle acrobazie con i tori. I dipinti mostrano atleti maschili e femminili che afferrano le lunghe e appuntite corna del toro per lanciarsi sopra di lui e compiere salti mozzafiato.

Un altro aspetto che ci ha colpito è stato il complesso sistema amministrativo, in cui ogni bene prodotto veniva registrato, che fosse lana, bestiame, vino, olio o altro. Ogni giara veniva marcata con blocchi di argilla su cui veniva posto un sigillo e una data, per registrarne i movimenti e la freschezza. Ogni nave veniva contabilizzata, così come i suoi carichi e le sue rotte. Sicuramente la società minoica doveva disporre di una classe di contabili molto numerosa e distribuita capillarmente, per riuscire a controllarne le diverse città, insediamenti e porti.

Completamente affascinati dalla magia di quella bolla temporale, distante da noi migliaia di anni, eppure così espressiva e umanamente vicina, abbiamo passato ore a osservare, a perderci nei dettagli, a restare confusi dalla quantità di oggetti e di informazioni e a farci catturare da quel mondo in cui vita, commercio, Natura mistica e ritualità religiosa si fondevano organicamente nella prosperità e nella bellezza.

Ci siamo sentiti dispiaciuti che una civiltà così pacifica ed evoluta fosse scomparsa improvvisamente, dopo millenni di splendore, abbandonando i suoi palazzi e i suoi porti per motivi a tutt’oggi ignoti.

Le nostre gambe ci hanno richiamati al presente, perché dopo i chilometri accumulati in giro per la città e le ore in piedi nel museo, reclamavano un meritato riposo. Con gli occhi ancora pieni di immagini e il cuore di emozioni, siamo tornati al camper, dove il nostro Numi ci ha accolti scodinzolando e felice del nostro rientro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *