Dov’è finita l’estate?
Nella nostra tappa ticinese, i giorni trascorrono veloci, tra una cosa e l’altra, tra Lugano e Locarno. La mamma di Nat si è presa un’infezione dopo l’inserimento della protesi all’anca e ora è in isolamento in un ospedale di Lugano, in attesa di sapere quali antibiotici assumere. Ci vorrà ancora un po’ di tempo perché si riprenda.
Questo fatto ha riunito Nat e me, dopo quasi due settimane. Abbiamo proprio sentito la mancanza della nostra vita comune, dopo dieci mesi di viaggio affiatato. Ci troviamo ora insieme a Locarno, dove è tempo di festival del cinema e di pioggia, tanta pioggia. Il tempo è anomalo, coperto e piovoso, con temperature più adatte all’autunno che ad un inizio di agosto. Approfittiamo di questa clausura forzata per rivedere i nostri progetti per il futuro e usiamo ogni momento asciutto per fare passeggiate con Numi.
Lungo l’argine del fiume Maggia c’è una lunghissima zona allegramente denominata di “svago per cani”, dove il nostro amico ha l’opportunità di incontrare decine di consimili con cui giocare e correre, mentre noi socializziamo con gli umani che li portano. Gli scambi iniziano sempre con considerazioni sui rispettivi animali, e quando ci troviamo simpatici, sfociano in prolungate e interessanti chiacchierate. In fin dei conti, anche noi umani assomigliamo ai cani che prima si annusano e poi giocano oppure si snobbano, se non reputati interessanti.
Rocco continua a troneggiare in mezzo al posteggio semi vuoto a causa del periodo di vacanze. Le notti si sono fatte fresche, così abbiamo riesumato una coperta di lana e ci addormentiamo cullati dal picchiettio delle gocce d’acqua. Con il cane e la pioggia, tenere pulito il camper è una lotta persa. Per fortuna, possiamo appoggiarci all’appartamento che Oscar, il figlio di Nat, occupa con altri due studenti. Così riusciamo a fare i nostri bucati e, soprattutto, quelle lunghe docce calde che sono così difficili da fare in camper.
Abbiamo iniziato a rivedere i nostri amici e riallacciare i rapporti. Per esempio con Pio, mente e braccio sinistro e destro, della Falconeria di Locarno. L’abbiamo intercettato mentre correva di qua e di là per preparare gli spettacoli con i rapaci. In quasi vent’anni ha creato, insieme alla moglie, un angolo di paradiso totalmente inaspettato, abitato da animali maestosi e allestito con tocchi orientaleggianti, all’interno di una altissima cinta di bambù. Un piccolo gioiello sorprendente, in una parte di Locarno che si sta inesorabilmente trasformando in una zona costellata di anonimi condomini. Un posto e uno spettacolo che valgono davvero la pena di essere ammirati.
Dopo aver vissuto diverse situazioni curiosamente avverse (o solo apparentemente), ci stiamo abituando al fatto di essere nuovamente in Svizzera, con il suo peculiare stile di vita. Sentiamo forte, di nuovo, l’impulso a partire e a riprendere il viaggio. Intanto, però, ci godiamo appieno ogni momento, perché questo è il modo di vivere che il viaggio insegna. Malgrado la pioggia. O la mamma in ospedale. Il viaggio rapacifica e armonizza. Il viaggio è salutare sotto ogni punto di vista ed è per questo che non si può più farne a meno.
Chissà dove ci porterà questa volta!
Ciao, siamo di Ascona e abbiamo un Hymer simile al vostro. Ci farebbe piacere scambiare le vostre e nostre esperienze attorno a un caffe, se vi va. Vi abbiamo seguiti nel vostro viaggio, soprattutto mia moglie Rocio Verdes… Fateci sapere, ciao
Caro Daniele,
vi vediamo con piacere!
Ti scrivo in privato.
Cari saluti da Locarno,
Nat.