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Dall’Albania al Montenegro

È passato relativamente poco tempo dalla nostra partenza da Tirana ed è stato un periodo ricco di accadimenti. Per esempio abbiamo completato il corso online dell’Accademia di Igiene Naturale. Siamo stati molto presi dallo studio e soprattutto dall’applicazione di quello che stavamo imparando. Oltre alla cura dell’alimentazione, tutti e due ci siamo fatti prendere dall’entusiasmo ed ora ci dedichiamo ogni mattina a una bella ginnastica, con stretching, respirazione profonda ed esercizi di Qi Gong.

Nel nostro spostamento verso nord le tappe si sono susseguite rapidamente, in zone nuove che non avevamo visitato nel nostro passaggio di due anni fa. Sulla strada per Sköder (Scutari) volevamo fermarci al mare in un paesino dal nome che risuonava cinese: Shengjin. Sulla cartina sembrava un luogo promettente, trovandosi su una lingua di terra tra due lagune, ma quando vi siamo approdati, ciò che abbiamo visto ci ha lasciati interdetti: un susseguirsi di immensi edifici, alcuni terminati, altri in costruzione, con un effetto di affastellamento e disordine, che bloccava la vista del mare. I resti e i rifiuti dei cantieri erano riversati nella campagna circostante. Proseguendo sulla strada, dove ancora c’erano spazio verde e pineta, la scia di spazzatura si sversava su tutta la spiaggia. Ci siamo fermati in un boschetto per trascorrere la notte, ma senza saperlo eravamo entrati nel covo delle zanzare. Ci siamo chiesti chi mai potesse essere interessato a passare una vacanza in un luogo come quello o, addirittura, di acquistarvi un appartamento.

Il mattino seguente abbiamo ripreso il viaggio con sollievo e abbiamo raggiunto Sköder, un centro di circa 150.000 abitanti, a pochi chilometri dal confine con il Montenegro. La città era stata la capitale culturale albanese nel periodo di inizi del ‘900 e ancora ne mostrava alcune tracce. La via che percorre il centro era stata riqualificata e presentava edifici curati e piazze e spazi molto piacevoli. Abbiamo visitato il museo fotografico della famiglia Marubi, molto interessante per il viaggio socio-culturale che ci ha fatto fare nella storia del paese, attraverso i lavori di tre generazioni di fotografi. Anche Sköder ha i suoi mercati di frutta e verdura e di abiti usati e di mille altre mercanzie: non ci siamo persi la loro aria vivace e indaffarata e vi abbiamo anche fatto qualche acquisto. L’atmosfera cittadina ci è piaciuta, così come il segno di convivenza pacifica tra le religioni rappresentato dalle due chiese, la chiesa ortodossa e la cattedrale cattolica di Santo Stefano, ambedue in vicinanza della grande moschea, con i suoi due minareti alti oltre 40 metri che svettavano come razzi pronti a partire. Agli orari di preghiera, era tutto un risuonare di campane e di richiami dei muezzin. La notte cittadina è stata piuttosto tranquilla, nonostante avessimo dormito quasi in pieno centro, e al mattino abbiamo preso baldanzosi la strada per il Montenegro.

Le nostre esperienze precedenti in questo paese erano state molto brevi e localizzate, a Bar e a Budva. In particolare, ricordavamo Budva come un luogo sovracementificato, con un piccolo centro storico ridotto a puro intrattenimento turistico e un porticciolo intasato da enormi yacht. Questa volta volevamo farci un’idea più realistica, passandoci più tempo. La meteo non ci è stato molto amica in queste ultime settimane, tra piogge e aria fredda. Al nostro arrivo in Montenegro ci siamo dapprima presi tre giorni al camping Oliva, in una piccolissima baia chiamata Uvala Maslin (Conca delle olive), dove abbiamo atteso che la pioggia si sfogasse mentre alternavamo bucato, pulizie e relax allo studio.

Il Montenegro è piccolo e molto montagnoso e benché le località sembrino tutte vicine, a poche decine di chilometri l’una dall’altra, le strade impongono una guida tranquilla e prudente, in particolare quando si inerpicano su per gli erti monti che si affacciano sul mare. Così, una ventina di chilometri possono richiedere anche un’ora di guida ed è così che, con tutta la calma, abbiamo raggiunto Bar. Qui, appena arrivati, per la prima volta da mesi a questa parte abbiamo ricevuto un avviso di multa, lasciandoci sorpresi perché Rocco era sistemato in modo del tutto normale, come le altre auto in sosta.

Siamo arrivati il sabato della vigilia della Pasqua ortodossa, trovando posto in un parcheggio a ridosso dello stadio sportivo e della cattedrale. Avvertivamo l’eccitazione nell’aria, da una parte degli atleti che erano impegnati in gare di atletica nello stadio e dall’altra, della comunità ortodossa che si stava preparando alla celebrazione più importante dell’anno.

Durante i nostri giri per la città eravamo sbalorditi dall’alto livello dei prezzi di viveri, vestiti e beni immobiliari.  Non capivamo come facesse la gente a vivere, tenuto conto che lo stipendio medio montenegrino si aggira sui 700 euro. Avevamo notato l’aumento dei prezzi un po’ dappertutto, anche in Albania, dove il salario medio è ancora più basso, ma qui era davvero fuori scala.

Quando eravamo stati in Montenegro un anno fa, per le pratiche di vendita della casa dello zio di Nat, a Bar avevamo conosciuto un ispettore di polizia, un uomo simpatico con una bella energia positiva. L’abbiamo ricontattato e si è mostrato molto felice di rivederci. Abbiamo trascorso alcune ore di interessanti chiacchierate sulla vita e sulla situazione in Montenegro. Dopo che ci ha invitato a buttare via l’avviso di multa, a quanto pare privo di ogni sostanza, gli abbiamo chiesto lumi sui prezzi. In effetti, ci ha confermato che la situazione è insostenibile e che il Montenegro sta vivendo seri problemi politici ed economici. Dal canto nostro abbiamo trovato un paese che si affanna per darsi un’identità più europea e ordinata, anche se lo spirito balcanico resta inconfondibile, insieme alle sue contraddizioni.

Il nostro amico ci ha fornito qualche indicazione sui luoghi da non perdere, primo fra tutti, Cetinje, l’antica capitale del regno del Montenegro, fondata a fine ‘400, più volte distrutta e ricostruita a seguito delle varie guerre con gli ottomani. Nel congresso di Berlino del 1878 il Montenegro ottenne il riconoscimento della propria sovranità, per arrivare alla proclamazione del regno nel 1910. In quel periodo, nella cittadina furono costruite le ambasciate di paesi come l’Inghilterra, la Germania, la Francia, l’Italia, la Russia, la Turchia, l’Austroungheria, tuttora esistenti e in gran parte restaurate. Si tratta di eleganti edifici d’epoca che, insieme alla residenza reale, hanno dato a Cetinje uno stile unico nel suo genere e raro da trovare nei Balcani. La cittadina si trova su un altipiano carsico a circa 600 metri di altezza e, nonostante le sue fortune alterne durante i due conflitti mondiali, resta ancora la capitale culturale del Montenegro.

A Cetinje abbiamo fatto sosta di fronte a un un’imponenti struttura di cemento, un grande albergo in disuso, dall’architettura jugoslava risalente agli anni ’80. Proprio lì accanto si entrava in un bel parco di faggi e pini, che faceva parte dei diversi spazi verdi che circondavano i palazzi d’epoca. A questo punto, ci siamo resi conto del grande e inaspettato fascino di Cetinje. Oltre a un bel monastero del XV secolo, circondato da un’ampia area verde ben tenuta, la cittadina era punteggiata anche da palazzi e costruzioni risalenti all’epoca dell’ex Jugoslavia. Abbiamo addirittura trovato un club di nostalgici dell’epoca, con tanto di bandiera jugoslava e busti di Tito. In effetti, in tutti i paesi che facevano parte dell’ex Jugoslavia, le persone che hanno vissuto quell’epoca la ricordano con un’immensa nostalgia. Ricordano una vita contrassegnata da un forte spirito comunitario e da un ritmo umano. Ricordano come i servizi scolastici, sportivi e sanitari fossero di alto livello e gratuiti per tutti e come la vita fosse modesta ma sicura, allegra e tranquilla, aperta agli influssi culturali del mondo e ai liberi viaggi all’estero dei suoi cittadini. A sentire raccontare queste memorie e benché non avessimo vissuto in prima persona quel periodo, ci sentiamo anche noi nostalgici, perché il periodo storico attuale, così segnato da crisi continue, stress, paure e fatica di vivere, è molto sfidante.

A Cetinje si trovava anche la sede della banca nazionale montenegrina, che ora è stata trasformata in un piccolo museo. Una simpatica ragazza montenegrina dall’italiano perfetto ci ha fatto da guida, facendoci tuffare nei vari contesti storici, passando dalle prime monete antiche, per arrivare a tutte le valute che si sono succedute in Montenegro, a ritmo a volte frenetico. Siamo partiti dalle monete greche, illiriche, romane e ottomane fino ad arrivare al dinaro serbo e all’iperinflazione degli anni’90 del secolo scorso, con banconote fino a 500 milioni di dinari, che equivalevano a circa 3 marchi tedeschi, uno stipendio medio dell’epoca. La nostra guida ancora ricordava quegli anni della sua giovinezza, in cui comunque la gente riusciva a sopravvivere, anche se in quel periodo moltissimi erano partiti per cercare fortuna all’estero. Il precipitare della situazione politica ed economica susseguente alla morte di Tito e alla disgregazione dell’ex Jugoslavia, con le sue guerre civili, ha portato il Montenegro all’indipendenza e a utilizzare dapprima il marco tedesco, e infine l’euro. Senza nemmeno aspettarcelo, in un’oretta avevamo ripercorso le tappe salienti della Storia balcanica.

La nostra prossima tappa sarà Kotor, una cittadina dalla ricca storia, situata sul mare all’interno di una doppia insenatura che forma due grandi specchi d’acqua simili a laghi, racchiusi tra le aspre montagne della zona. La strada che ci aspetta appare particolarmente tortuosa sulla mappa e Rocco (e il suo autista) avranno il loro bel da fare.  

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