gioia e salute

Dal cibo alla libertà

Ieri sera abbiamo guardato il documentario From food to freedom (Dal cibo alla libertà) di Nelson Campbell, disponibile online in inglese.

Il film racconta la storia di dieci giorni di immersione in un programma di alimentazione vegetale non elaborata industrialmente da parte di nove partecipanti, 5 femmine e 4 maschi, malati di diabete tipo 2 e obbligati a iniettarsi insulina quotidianamente. La maggior parte soffriva anche di obesità e di disturbi cardiovascolari, renali o di altro genere. Il programma era stato offerto a titolo gratuito, con l’unica condizione di poter effettuare le riprese video per il documentario e si è svolto nella grande casa del regista, immersa nel verde dei boschi del Connecticut. Dopo sei mesi dall’esperienza collettiva, ogni partecipante è stato intervistato nel proprio ambiente di vita, per verificare l’impatto a medio termine e le eventuali difficoltà emerse al rientro nella vita di tutti i giorni.

I partecipanti erano seguiti da una dottoressa, che teneva sotto controllo la pressione e i livelli di zuccheri nel sangue, oltre a istruirli quotidianamente sul ruolo dell’alimentazione e altri aspetti importanti per la salute. Il team era completato da un cuoco e dalla moglie del regista, cuoca appassionata e autrice di libri di ricette e di cucina vegana.

Nel film si racconta anche dell’opera del padre del regista, Colin T. Campbell, un ricercatore e professore universitario precursore e attivista nel campo dell’alimentazione come mezzo di prevenzione e risoluzione delle malattie. È il coautore del famoso The China Study e responsabile di importanti scoperte sulla relazione tra proteine animali e cellule cancerose, avendo dimostrato ripetutamente che un’alimentazione ricca di proteine di origine animale favorisce lo sviluppo di cellule cancerose, mentre le proteine vegetali le inibiscono. Tale scoperta, da sola, meriterebbe un premio Nobel per le sue conseguenze nella prevenzione e cura del cancro.

Questo documentario ci ha particolarmente colpito. I partecipanti, di età compresa dai 18 ai 75 anni, erano persone come tante, di classe media o medio bassa, con percorsi di vita diversi, ma accomunate dal desiderio di sentirsi meglio e di liberarsi dalla schiavitù dell’assunzione di farmaci a vita. Erano arrivati al programma abbacchiati e sfiduciati, come ultima spiaggia per tentare di cambiare la situazione, che la medicina ufficiale aveva etichettato come incurabile e gestibile unicamente con la continua assunzione di farmaci per il resto della loro vita. Si vedevano su una strada che li avrebbe condotti sempre più nella malattia e tutti avevano difficoltà a godersi la vita e a provvedere a sé stessi. Alcuni di loro si davano ormai per persi, trascurando del tutto la propria salute e scivolando in una passività depressa, in attesa della morte.

Con il passare dei giorni, le loro storie, ma anche quella del regista e sua moglie, della dottoressa e del cuoco si sono intrecciate in modo umano, sincero e naturale coinvolgendo anche noi spettatori nel processo in corso. Piano, piano, abbiamo visto le persone rilassarsi e rifiorire, mentre nella grande cucina lavoravano fianco a fianco per prepararsi ogni genere di delizia, scambiandosi esperienze e aneddoti.

Insieme al suo amico cuoco, la moglie del regista proponeva delle pietanze squisite, ispirate alle cucine di tutto il mondo. Così abbiamo visto sfilare minestroni, pasta, lasagne, pad thai, stufati, zuppe, mix di cereali e verdure cotte, hamburger vegetali, salse varie, coloratissime insalate e quant’altro, di cui tutti potevano servirsi a volontà. Le porzioni erano abbondanti senza particolare attenzione alle calorie, alle quantità o all’apporto di cibo crudo. I partecipanti trovavano i piatti molto gustosi e attraenti, senza mai manifestare nostalgia per la carne o i latticini.

Al termine dei dieci giorni, le aspettative di tutti erano state abbondantemente superate. Il loro stato di salute era migliorato nettamente: ciascuno aveva mostrato miglioramenti sorprendenti, era calato di peso e aveva ridotto o eliminato l’uso di diversi farmaci, compresa l’insulina. Il livello di colesterolo e la pressione sanguigna si erano normalizzati per tutti.

I partecipanti non potevano credere che una soluzionecosì semplice e alla portata di chiunque non gli fosse mai stata presentata e consigliata dai propri medici.

Stiamo parlando di soli dieci giorni di alimentazione vegetale e niente altro! Non hanno seguito anche altri programmi di esercizio fisico, né assunto integratori, né praticato meditazione o altre tecniche di rilassamento.

Naturalmente, per ottenere risultati durevoli l’alimentazione basata su vegetali e frutta non elaborata industrialmente va mantenuta nel tempo, senza tornare alle abitudini malsane precedenti.

È vero che la situazione negli USA è particolare, perché nella loro cultura impera la Standard American Diet, a base di carni grasse, fritte, grigliate, accompagnate da uova, formaggio e bibite gassate. Il caffè e l’alcol scorrono in abbondanza. Le verdure sono scarse e stracotte o fritte e la frutta fresca praticamente assente. Ogni pietanza è cotta e ricoperta di salse piene di sale, zucchero e additivi chimici. Un vero disastro per il corpo, al punto che solo pochi giorni di alleggerimento e di alimentazione sana sono bastati a produrre risultati enormi. Tuttavia, la diffusione del cibo spazzatura è sempre più pervasiva anche nel resto del mondo e basta osservare gli adolescenti e i bambini attorno a noi per notare come essere in sovrappeso o addirittura obesi sia diventata la norma, anziché l’eccezione.

Noi ci siamo appassionati a questo esperimento concreto, alle persone che lo hanno organizzato e seguito e agli ottimi risultati ottenuti. Se pensiamo a quante sofferenze e a quanti costi sarebbero perfettamente evitabili con questo cambio di approccio, semplice e alla portata di tutti, ci sembra impossibile che non sia già una realtà di tutti i giorni.

Siamo felici che inizino ad arrivare sempre più segnali come questo documentario e prese di posizione pubbliche affinché il nostro stile di vita alimentare inizi a cambiare. Ci sono resistenze, talvolta anche veementi, perché il cambiamento non piace. E poi ci sono enormi interessi in ballo: dall’industria della carne, del pesce e dei latticini, all’industria farmaceutica, all’agricoltura industrializzata, fino al sistema sanitario pubblico e privato, che temono per la riduzione di influenza e di guadagno.

Siamo davanti a un bivio. Una strada, quella attuale, ci sta portando al disastro in termini di salute individuale, di costi sociali ed economici e di impatto ambientale. L’altra, ci porta a un cambiamento radicale nel nostro rapporto con la salute, offrendoci la possibilità di riprendere la libertà e la responsabilità individuale e collettiva per la salute, ma anche il controllo sulle scelte che compiamo ogni volta che facciamo la spesa. Ci offre anche la possibilità di ridurre significativamente il nostro impatto insostenibile sull’ambiente e di riportarci al benessere e alla fiducia, liberandoci dalla paura.

Ci sembra un messaggio forte, importante e molto concreto. Possiamo iniziare già da ora a seguirlo, semplicemente adottando un’alimentazione vegetale non elaborata industrialmente.

Negli USA e in diverse altre parti del mondo stanno organizzandosi gruppi spontanei, in cui le persone si incontrano e si danno sostegno reciproco per dedicarsi a un’alimentazione sana. Questa è una strada concreta da seguire, perché il cambiamento può arrivare solo dal basso, senza aspettare soluzioni dall’alto delle istituzioni.

Applaudiamo chi ha realizzato questo film e lo ha reso disponibile, per il grande aiuto alla diffusione di informazioni e di pratiche di cruciale importanza in questo momento.

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