Caccia al cinghiale e dolce al corbezzolo
Nel sud della Francia alcune specie di uccello hanno iniziato la loro migrazione verso l’Africa. Passano nel cielo a stormi, seguendo rotte istintive molto antiche e cercando di risparmiare energia volando attraverso le gole più basse delle alture. Le Buis si trova proprio sul culmine di una di queste, allo sbocco di una valle. Qui, un tempo, i contadini tenevano i loro campi, rimasti tuttora sgombri dagli alberi e coperti da cespugli e alte erbe. Una zona ideale per i cacciatori, che qui si appostano fin dal primo mattino per cogliere i movimenti degli uccelli. In questo mondo di pace e silenzio, ogni sparo ci fa venire la pelle d’oca. Un cacciatore, preso da frenesia venatoria, ha fatto piovere una cascata di pallini sulle nostre teste mentre eravamo intenti nella costruzione di un muro a secco. Ton l’ha subito redarguito e sul suo terreno abbiamo trovato a chi erano indirizzati quei colpi: un uccello era appena stato abbattuto e lo abbiamo sepolto con tristezza.
I boschi attorno alla casa di Ton sono ricchi di castagni e querce e il terreno in questo periodo è coperto di ricci, castagne e ghiande. Numerosi sono i cinghiali che se ne nutrono, e in questo momento di caccia intensiva, altrettanti sono i cacciatori che li braccano. Al mattino si sentono gli ululati e i latrati delle mute di cani che vengono liberati nel bosco per stanare le povere bestie che, spaventate, si lanciano in fuga lungo i pendii boscosi, fino a sbucare sulle strade che attraversano la zona. Proprio qui stanno ad attenderli i cacciatori. Ciascuno di loro occupa un posto preciso, segnato da una P (come postazione) sul tronco di un albero, a distanza di sicurezza dal cacciatore seguente. In effetti, a vedere quanto li ecciti l’attesa dell’animale, aspettando che i cani lo avvicinino, pronti ad abbatterlo non appena è a tiro, sembra proprio una buona idea che stiano a distanza: potrebbero facilmente spararsi l’un l’altro. Così, invece, dietro a un fucile a ripetizione, quando la bestia spaventata è costretta a mostrarsi allo scoperto, possono facilmente sopprimerla senza batter ciglio. E poi, ci hanno detto, sulla strada è meno faticoso recuperare la preda, piuttosto che nel fitto bosco.
In questo periodo abbiamo ridotto le passeggiate nella boscaglia, temendo soprattutto per Numi, che potrebbe essere preso come bersaglio. Gli spari che si sentono ogni giorno lo spaventano all’inverosimile. Abbaia e ringhia a ogni scoppio, vicino o lontano, e ci vuole una bella dose di carezze e rassicurazioni per farlo uscire dai cantucci in cui si rifugia. Anche noi non siamo indifferenti a questo rituale di morte. Per noi, uccidere gli animali non ha senso e ci sembra una violenza gratuita. Ci auguriamo solo che i cacciatori mangino davvero gli animali che uccidono, e che non si tratti unicamente di un sadico divertimento.
La Natura, comunque, resta generosa. Stiamo facendo il pieno di castagne, preparandole in tutti i modi: arrostite, bollite, in zuppa o in castagnaccio. Nel bosco abbiamo trovato qualche buon fungo, nonostante il tempo secco di questi ultimi giorni. Abbiamo avuto anche una gradita sorpresa: qui vicino ci sono alcuni alberi di corbezzolo, che ci hanno dispensato una quantità d bei frutti rossi e maturi. Freschi, sono dolci e molto ricchi di vitamina C. Noi li abbiamo cotti con un po’ di zucchero, ottenendo una composta deliziosa, che abbiamo incorporato nel primo dolce preparato con il nostro Omnia, un fornetto con il quale è possibile preparare torte direttamente sulla fiamma del gas. Ora si sta raffreddando e non vediamo l’ora di assaggiare la nostra opera, domattina per colazione, sperando che i cacciatori rispettino la tregua del lunedì, imposta nel parco in cui ci troviamo.