posti e persone

Bolle d’ossigeno

Il nostro ritmo urbano ruota interamente attorno alle condizioni di Petar. Da qualche tempo, i suoi disturbi gli impediscono di dormire e così anche noi passiamo notti interrotte e alterate.

Per riposare corpo e mente, abbiamo fatto in modo di prenderci due giorni liberi alla settimana per esplorare le zone attorno a Belgrado, insieme a Numi e Rocco.

La scorsa settimana siamo andati a visitare il monte Avala, noto per la sua torre TV alta 202 metri, una delle strutture più elevate dei Balcani. A soli 18 km da Belgrado, il monte offre un panorama sulla città e sulle regioni rurali di Sumadija e Vojvodina. È inoltre un buon punto di partenza per lunghe passeggiate in natura.

Dopo aver passato alcune ore a scorrazzare nei boschi, ci siamo diretti a Mladenovac, allo stabilimento termale Senders. Abbiamo stazionato Rocco proprio nel posteggio del complesso della clinica e nessuno è venuto a disturbare i nostri sonni.

Questa è una bella particolarità in Serbia. Il paese è ancora poco frequentato dai camperisti e la gente ci accoglie con piacere e curiosità, in particolare nelle zone rurali. Le notti sono ancora fredde, in questo meraviglioso inizio di primavera che carica di vita brillante le foglie delle piante e di fiori gli alberi e gli arbusti, ma a tratti il sole scalda oltre i 20 gradi. Con questi sbalzi di temperatura, perfino Numi si è preso il raffreddore.

Le terme Senders fanno parte di una clinica di riabilitazione, con una parte aperta al pubblico. Proprio al nostro arrivo, le pompe dell’acqua calda della piscina coperta erano in riparazione e così ci siamo dati alla sauna, ai massaggi e alle passeggiate nella campagna circostante.

Prima di tornare a Belgrado, ci siamo fermati a Grocka, una graziosa cittadina sul Danubio, dove abbiamo mangiato un’ottima pita di patate in un bucolico baretto sotto gli alberi.

I due giorni sono filati via in un baleno e siamo tornati ricaricati a casa di Petar.

La settimana seguente ci siamo spinti fino a Rajac, una località a 90 km dalla capitale e a 800 metri di altezza, da cui si gode di una vista panoramica sulle verdi colline sottostanti. Ci sono boschi e prati segnati da sentieri per tutti i gusti, da brevi giretti a lunghi tragitti di cammino. Le previsioni del tempo non erano ottimiste, invece abbiamo trovato un sole perfetto per un bel giro. Abbiamo parcheggiato Rocco nel posteggio di un albergo ancora chiuso, tra i pini del bosco, e ci siamo goduti una notte calma e silenziosa.

Il mattino dopo ci siamo ritrovati avvolti nella nebbia e cullati da una pioggia fitta e leggera. Dato il tempo poco adatto per una camminata in natura, abbiamo deciso di recarci alle terme di Vrujci, a qualche chilometro di distanza. Il villaggio vive attorno alle buone acque che vi sgorgano e che finiscono anche imbottigliate nella locale fabbrica VodaVoda. Fuori stagione è in funzione solo l’hotel omonimo, dove ci siamo diretti alla sua piscina coperta. Con i suoi 26 gradi, l’acqua non incitava proprio al rilassamento, ma la sua qualità e le sue proprietà erano avvertibili. All’uscita, ci siamo sentiti rivitalizzati e anche i nostri occhi sembravano aver tratto beneficio dal bagno termale.

Era arrivata l’ora di pranzo e abbiamo cercato un posto che ci ispirasse. La vicina cittadina di Ljig sembrava il posto adatto per trovare una kafana, come qui chiamano i ristoranti tradizionali, che avesse nel menu anche qualche piatto adatto ai nostri gusti. Una, in particolare, aveva attirato il nostro interesse, e abbiamo seguito le indicazioni del navigatore per trovarla. La stradina per arrivarci era in mezzo ad un bosco, stretta e sterrata, larga quanto basta per il passaggio di Rocco. A poche centinaia di metri dalla meta, ecco la sorpresa: davanti a noi avevamo un ponticello fatto con vecchie traversine ferroviarie, dall’aria molto pericolante e impossibile da attraversare. L’unica soluzione è stata farsi un buon chilometro di retromarcia, per girare Rocco e cercare un altro luogo in una cittadina vicina.

Il tessuto urbano di Lazarevac di estende sulle pendici di alcune colline, in quartieri che hanno ognuno la propria atmosfera: da quelli più chic, passando per il distretto sportivo, alle abitazioni fatiscenti occupate dagli zingari, attorniate dai loro caratteristici accumuli di rottami. Nel nostro girovagare avevamo perso la nozione del tempo e dopo aver finalmente mangiato qualcosa, il sole aveva iniziato a calare. Era venuto il momento di trovare il posto per la notte e abbiamo deciso di uscire dal centro abitato per cercarci un posto più tranquillo, in campagna.

Sulla mappa era indicata una strada secondaria, parallela alla statale, dove pensavamo di poter trovare un luogo adatto per dormire, lontano dai rumori della strada. Appena imboccata, un cartello indicava che la strada era senza uscita e percorrendola, ci siamo resi conto che si trattava di un tratto della vecchia strada principale, oramai in chiaro disuso.

Mano a mano che proseguivamo, l’atmosfera si faceva sempre più spettrale. Nella semioscurità e senza aver incrociato una sola auto, abbiamo scorto case abbandonate e diroccate, con cumuli di materiali e spazzatura abbandonati sul ciglio stradale. Qui e là c’erano ancora singole case abitate, assediate dalle macerie e dai rifiuti. Una visione disturbante.

La strada terminava effettivamente in una discarica improvvisata e noi siamo tornati sui nostri passi, sulla statale, fino a svoltare per un’altra stradina tra i campi, dove ci siamo finalmente fermati per la notte. Il mattino seguente ci siamo resi conto di essere finiti a ridosso di una centrale elettrica a carbone, con le sue ciminiere fumanti e i tralicci della corrente ad alta tensione che contrassegnavano un paesaggio rurale e bucolico in completo contrasto con quelle installazioni.

Dopo aver raccolto un bel mazzetto di germogli di luppolo per una zuppetta serale, siamo rapidamente tornati a Ostruznica, dove teniamo posteggiato Rocco, presso la casa di uno zio di Nat. Recuperata l’auto di Petar, siamo andati al Buvljak, un mercato che vende ogni tipo di oggetto a Novi Beograd, per ritirare le nuove tendine che abbiamo fatto fare su misura per Rocco.

Dopo una sosta in uno dei nostri luoghi preferiti a Belgrado per una knedla alle prugne, un dolce tradizionale a base di patate, siamo riapprodati a casa di Petar. In questo momento fervono i preparativi per la Pasqua ortodossa, che si celebra una settimana dopo quella cattolica. Arriveranno ospiti e ci saranno piatti speciali per l’occasione. Sarà una bella occasione per celebrare il momento di rinnovo e rinascita, prima di lanciarci in nuove avventure, urbane e rurali.

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