Andarsene con grazia
Belgrado
Domani, venerdì 28 gennaio, sarà il compleanno di mio papà: 88 anni, una bella cifra doppia e curvilinea, con quattro simpatici cerchietti, uno sull’altro e uno accanto all’altro. Festeggeremo questo traguardo speciale con il suo piccolo amico Vuk, il figlio di una mia lontana parente nato il suo stesso giorno. Mio padre è rimasto talmente estasiato da tanta magia che lo ha prontamente eletto nipotino a tutti gli effetti. È la sesta volta che nonno Petar e Vuk festeggeranno il loro compleanno insieme. Durante la giornata, quando restiamo insieme, soli, mi chiede spesso dov’è il suo piccolo amico, dove sono i suoi genitori. Si è proprio legato a loro e li aiuta e sostiene in ogni ambito della vita.
Oltre a Vuk, alla festicciola del compleanno ci saranno anche i genitori e i suoi veri nonni, oltre che la compagna di mio padre, che ha passato gli ultimi 30 anni al suo fianco. La mia “matrigna” Mira cura mio padre con così tanto riguardo e affetto che mi chiedo come si faccia a manifestare tutto quel bene per qualcuno nel modo in cui lo fa lei. Ogni suo gesto e ogni sua parola rivolte a mio padre sono intrisi di benevolenza e attenzione. Sono commoventi da guardare, quei due!
Malgrado il fatto che il tumore non gli stia provocando dolori fisici, vedo mio padre scomparire ogni giorno un po’ di più: la sua mente è sempre più stanca, assente, il suo corpo più lento. Non riesce più a seguire la televisione e neppure a leggere. Per uno che ha passato la vita chino sui libri, è davvero in atto un cambiamento drastico. Gli capita di restare sospeso in una bolla tutta sua, con lo sguardo assente e insensibile ai rumori del mondo esterno. Chissà dove si trova, in quel momento, nella sua testa?
Sono consapevole che questi sono gli ultimi momenti che passeremo insieme. Tre settimane fa, quando sono arrivata qui, mio padre era più vispo e aveva un grande bisogno di essere rassicurato. “Sono stato un buon padre, un buon marito? La mia vita ha avuto un senso”? Dubbi amletici di fin di vita. Ora invece si è affidato a me e Mira e sembra un bambino: mangia, beve, dorme, fissa un punto in lontananza, consapevole, malgrado tutto, di essere arrivato alla fine del suo percorso. Fino a pochi giorni fa, scherzando esclamava: “È la prima volta che muoio, è tutto molto inusuale!”.
Ecco, stiamo quindi ricamando le ultime esperienze comuni. Ogni momento, anche il più insignificante, prende un valore particolare, dato che non tornerà mai più. Pensiamo sempre di avere infinito tempo a disposizione, miriadi di attimi, ma non è così. Ogni situazione, l’esistenza intera passano in un baleno ed è importante fermarsi ogni tanto e riconoscere la preziosità dell’istante presente.
Domani sarà così un compleanno speciale. L’ultimo per quel che concerne mio padre.

Jardin de l'Alma
Quando si resta in un progetto per qualche settimana, uno degli aspetti particolari dell’esperienza di volontariato è la rotazione delle persone. Il fatto di arrivare in un posto nuovo, con persone già indaffarate, richiede discrete capacità di osservazione, adattabilità e comunicazione. Tina ha la consuetudine di tenere una cerimonia, ogni mattina, suonando il suo tamburo sciamanico per ringraziare Madre Terra e molti altri esseri spirituali e richiede a tutti i volontari di partecipare. A me non dispiace questo momento iniziale di centratura e gratitudine piuttosto che iniziare a fare le cose ancora annebbiati dal sonno, mentre altri lo considerano solo una stranezza da sopportare.
In questo viaggio abbiamo condiviso il lavoro con molte persone, ciascuna con la sua storia, le sue luci e le sue ombre. Qui al Jardin de l’Alma abbiamo incontrato Logan, Bart e Ellen, presenti da prima di Natale e ci siamo subito trovati bene. La sera stessa del nostro arrivo si sono aggiunti anche Debbie e Perry, alla loro prima esperienza di volontariato. Pur essendo in sette, ci siamo amalgamati bene all’istante. Abbiamo anche fatto delle escursioni nei dintorni, scoprendo il borgo di Mijas e la cittadina di Ronda, due belle località che godono di una vista magnifica dall’alto della loro posizione, senza ovviamente dimenticarci di condividere gli aneddoti sulle nostre vite.
Quando, parlando del più e del meno, ho dichiarato la mia passione per la cucina, sono stato subito eletto cuoco ufficiale di tutta la banda e così da quel giorno spadello allegramente, ingegnandomi con ricette adatte ai vari palati. Vedo che qualcuno è poco attratto dal mio tocco vegano, ma la paella, la pizza e il risotto hanno messo tutti d’accordo.
Dopo Nat, sono partiti anche Bart, Ellen, Debbie e Perry, spostandosi verso altri progetti. Tina ha deciso di seguire un digiuno ad acqua, preparando una lista dei lavori più urgenti e Logan e io ci siamo trovati a un tratto ad arrangiarci in due per un paio di giorni, prima dell’arrivo di Fede e Sol, una coppia argentina di trentenni, che era già stata al Jardin de l’Alma in precedenza.
In queste ultime settimane ho sentito parecchio la mancanza di Nat, dopo tutto il tempo passato insieme a viaggiare insieme. Se ne è accorto anche Numi, che mi sta sempre vicino e chiede frequenti carezze e grattatine, ricambiandomi con scodinzolii e mordicchiatine giocose. Adesso ha iniziato a fare la guardia alle postazioni strategiche, cioè al camper e alla cucina, e abbaia furiosamente contro chiunque si avvicini troppo furtivamente, compresi gli operai del cantiere. Quando la situazione è troppo movimentata, con molte persone attorno e con forti rumori dal cantiere, diventa nervoso e irrequieto e reclama tempo e attenzione per essere rassicurato a calmato.
Il cambio di persone, il digiuno di Tina e la lontananza di Nat hanno lentamente cambiato la mia percezione della situazione. Non mi sento più coinvolto come prima a stare accampato in un cantiere in pianta stabile, con tutte le limitazioni che questo comporta. Logan, Fede e Sol sono persone a modo e al tempo stesso non abbiamo molto da condividere, perché abbiamo caratteri e visioni della vita molto lontane. Alla fine, mi sono deciso a spostarmi a un nuovo progetto, tra qualche giorno.
Andarsene con grazia e gratitudine, quando si ha la percezione di aver completato il proprio ruolo: anche questo fa parte della bellezza e dell’insegnamento dell’esperienza come volontario.