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Ton, l’olandese di Francia

Siamo finalmente arrivati da Ton, nella sua casa di pietra, situata nel Parc National des Cévennes, in Occitania. Accentuiamo particolarmente la parola “finalmente”, perché gli ultimi chilometri di strada hanno messo a dura prova sia Francesco, sia Rocco. Gli stretti sterrati bagnati di pioggia, culminati da vari passaggi al centimetro tra muri di sasso, ci hanno fatto sudare. L’accoglienza di Ton è stata subito molto amichevole e tra sorrisi e una buona tazza di tè fumante, abbiamo presto dimenticato lo stress per arrivare fino a lui. Ton (il diminutivo di Antoni) è un olandese molto simpatico che ha fatto studi di psicologia per poi dedicarsi al settore del marketing. Si è trasferito in Francia tre anni fa, in questa remota proprietà immersa tra i monti e i colli del parco e avvolta dal profondo silenzio della Natura. Qui abbiamo incontrato un’altra volontaria più o meno della nostra età: Isabelle, da Dresda. È curioso questo incrocio di quattro ultracinquantenni attorno a un progetto che si sta sviluppando su quella che era una fattoria e che ora Ton vuole trasformare nella sua dimora con orto, un piccolo edificio per la meditazione e una “foresta commestibile”, un bosco di alberi e arbusti selezionati per fornire frutti e legna.

Numi ha iniziato a esplorare la zona con circospezione, seguito dallo sguardo guardingo di Charlotte, la gatta di casa, mentre noi prendevamo confidenza con la nuova situazione e i lavori in corso. Uno di questi è il rifacimento di alcuni muri a secco, che ci terranno impegnati per diversi giorni. Nessuno di noi è un vero esperto in materia, ma qualcosa ci inventeremo.

Francesco ha subito aiutato Ton a riparare il vetro di una finestra, e Nat si è messa di buona lena a spalare terra con Isabelle, per preparare la base per il muro. Ton si occupa di coaching online ed è molto occupato a preparare un training. È anche un praticante di meditazione di stampo buddista e abbiamo già iniziato a fare lunghe chiacchierate su temi che riguardano la consapevolezza e la natura umana.

Ton è pieno di storie che ama raccontare e gli piace scherzare. Quando gli abbiamo chiesto se potessimo dare una mano in cucina, Ton ci ha detto che Antonio, il cuoco, ha un pessimo carattere, è geloso della sua cucina e non permette a nessuno di interferire con il suo lavoro. Naturalmente, “Antonio” è Ton stesso, che con questo espediente rende espliciti i lati meno amichevoli del suo carattere, in modo giocoso e leggero, ma allo stesso tempo schietto e diretto, per lui ma anche per noi che gli stiamo attorno. Per citare un esempio: a colazione oggi, Francesco ha tagliato una fetta di pane seghettandolo e sbriciolandolo. “Antonio” gli ha tolto di mano pane e coltello e gli ha mostrato il modo “corretto” di tagliare la fetta. Pochi istanti dopo, Ton si è messo ridere, scusandosi per i modi bruschi di “Antonio” e per la sua mania di controllo. È consapevole di questi suoi tratti ma non li appesantisce con autocritica negativa ed è proprio questo il primo passo per la trasformazione: rendersi conto di dove si è, di come ci si comporta, esplicitandolo senza prendersi troppo sul serio e senza farne un dramma.

Durante il viaggio stiamo continuamente entrando nelle vite delle persone, condividendone un tratto e entrando in sintonia con il momento, l’ambiente e gli usi del posto, per poi lasciare andare e spostarci altrove. È una grande opportunità di confronto e di scambio, che ci sta insegnando ad accogliere la vita e le persone in tutte le loro sfaccettature, andando oltre i giudizi (e i pregiudizi).

Il lavoro con il muro a secco si sta rivelando pesante, a causa della nostra mancanza di esperienza e di allenamento. Nel nostro viaggio abbiamo visto chilometri di muri di questo genere e ammiriamo il lavoro delle generazioni passate per strappare alle pendici di colli e montagne dei fazzoletti di terra da coltivare. Il posto ha bisogno di diversi altri lavori pesanti che per fortuna potremo alternare con attività più leggere. Ton è molto flessibile sotto questo aspetto, e non ci dimentichiamo di prenderci dei bei momenti di pausa per condividere le nostre visioni sulla vita.

Nei prossimi giorni vogliamo esplorare meglio la zona, tempo permettendo. Il parco offre qualcosa come 5.000 chilometri di sentieri, tra boschi, fiumi e villaggi medievali. Nel borgo, chiamato le Buis, vivono pochi abitanti, persone particolari che hanno scelto di abitare un po’ isolate dal mondo. Naturalmente, si conoscono tra loro e si fanno visita per due chiacchiere o un aperitivo.

Più a valle sta il paese di Graissessac, la cui storia è intrecciata a quella dell’industria dell’estrazione del carbone. Dopo i fasti del passato, queste attività sono andate scemando, fino alla chiusura della miniera nel 1993. Partiti i minatori e le loro famiglie, così come i gendarmi che li tenevano d’occhio, il villaggio si è spopolato da circa 3.000 a qualche centinaio di abitanti, perlopiù anziani o con poche risorse economiche.  Molti sono gli edifici abbandonati da tempo e solo tre piccoli commerci continuano a funzionare.

L’impressione è che qui la Natura si stia riprendendo il territorio, via via abbandonato dall’uomo. Questo crea un fascino che ci sta prendendo sempre di più e che ci attira a passare qui un po’ di tempo, insieme al silenzio e ai pochi umani che abbiamo attorno.

2 thoughts on “Ton, l’olandese di Francia

  1. Ciao Nat, ciao Francesco, che bello leggere di nuovo le vostre avventure! Allora presto sarete in Spagna! Fatemi sapere se pensate arrivare a Madrid! Ciao

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