Tai Chi nella grotta
Al ritorno dalla nostra escursione lungo le scogliere tra Sfakia e Loutrò, ci siamo rivisti con Alicia, che avevamo in precedenza conosciuto a Sougia. L’appuntamento era di ritrovarci alla spiaggetta Filaki. Vi si arriva seguendo una stradina che sembra perdersi tra aride sassaie, per poi scendere di colpo a una piccola baia protetta dal vento. In un angolo, abbiamo scorto un fuoristrada con targhe ucraine e una tenda piantata vicino alle grotte scavate nella roccia. Sembrava un piccolo accampamento destinato a durare più giorni e ci siamo chiesti chi potesse starci. È stato allora che Alicia ci ha presentato Alexej. È sembrato subito un tipo particolare: alto e magro, con lunghi capelli biondi e un viso affilato ornato di barba e baffi. I suoi abiti ricordavano quelli dei contadini russi, con un camicione e i pantaloni color crema e delle scarpe che assomigliavano a enormi pantofole alte di pelle imbottita. Alexej parlava in russo con Alicia e si esprimeva con noi in un tedesco molto semplice e qualche frase in inglese. Abbiamo invitato entrambi nel nostro camper e così abbiamo scoperto che veniva dalla zona dell’Ucraina che per prima è stata occupata dall’esercito russo. Ci ha mostrato un video della sua bellissima casa rotonda, costruita con materiali naturali e con il tradizionale tetto in paglia. Alexej non sa se la ritroverà ancora. Nel video si vedevano persone danzare in cerchio e praticare particolari movimenti tutte insieme. Un poco alla volta siamo riusciti a capire che aveva studiato Tai Chi e Chi Qong in Cina e in Germania e che teneva corsi di queste discipline proprio presso la sua casa. Francesco gli ha subito chiesto di condividere la sua pratica del mattino e così, alle sette e mezzo della vigilia di Natale, si è incontrato con lui.
“Ormai abituato ai ritmi cretesi, ero sorpreso di vedere Alexej ad aspettarmi puntuale. Non solo, aveva già preparato due tappetini da yoga all’interno di una grotta in riva al mare. Il sole non si era ancora alzato e l’aria pizzicava di un freddo umido. Nella grotta, le temperature erano più gentili e non c’era vento. Tolte le scarpe, Alexej si è seduto a gambe incrociate e io ho fatto lo stesso. Poi ha iniziato a spiegarmi i principi della circolazione dell’energia “Chi” nel corpo, cercando lentamente le parole in tedesco. Il rumore delle onde copriva la sua voce e riuscivo ad afferrare giusto qualche parola qui e là, senza capire niente del discorso. Comunque, annuivo con convinzione. Poi, di botto, Alexej ha chiuso gli occhi e ha iniziato a meditare. L’ho seguito con piacere, chiudendo gli occhi e perdendomi nel momento, con i suoni della natura e la presenza di un altro meditatore. A un certo punto ho udito lo schiocco di sassi picchiati insieme: era il segnale per tornare ad aprire gli occhi. Alexej continuava a spiegare le connessioni tra i punti del corpo e l’energia e io continuavo a sentire a stento cosa dicesse, ma seguivo meglio che potevo le sue mosse. Ero felice di trovarmi in quella situazione. Il sole si era alzato e iniziava a scaldarci. Il suono del mare mi calmava profondamente. Percepivo la presenza di Alexej come gentile e di cuore e quando i nostri sguardi si incrociavano, ci capivamo senza bisogno di parole. I movimenti da fare erano lentissimi e ho potuto sentire il corpo, lasciando sciogliere i punti di rigidezza e percependo il flusso dell’energia vitale. La nostra seduta è durata un’ora e mezza, volata via senza che me ne rendessi conto. Alexej sorrideva beato e io mi sono sentito grato per quell’inaspettato regalo natalizio”.