posti e persone

Scorribande a est di Creta

Sono passate, o per meglio dire, volate due settimane dalla tappa a Tsoutsouras. Da lì ci siamo spinti ancora più a sud est fino a Ierapetra, una cittadina popolosa che accomuna la sua radice contadina con un recente sviluppo turistico. Ci abbiamo trascorso un paio di giornate tranquille, scoprendo che in quella zona è diffusa la coltivazione di banane, avocado, papaie e manghi. Mangiare cachi e papaia insieme, prodotti nello stesso luogo come se l’estate e l’inverno si toccassero, ci è sembrata una bella bizzarrìa.

Anche qui la Repubblica di Venezia ha lasciato il suo segno con una piccola fortezza a protezione del porto, dietro cui si dipanano le stradine della città storica. Così come a Heraklion, i bombardamenti della II guerra mondiale hanno distrutto molti edifici storici, lasciando spazio a palazzine in stile “moderno”, con contrasti discutibili.

Fin dal nostro arrivo a Creta ci divertiamo a leggere le insegne dei locali pubblici. Accanto agli immancabili Zorba, ai riferimenti al mare e alle varie deità della mitologia greca, i più recenti portano nomi in inglese e, soprattutto, aggiungono “…and more” alla loro offerta. Abbiamo così incontrato “Coffee… and more”, “Bakery… and more”, “Cocktails… and more”. Ci siamo chiesti più volte cosa potesse essere quel “…di più” così diffuso, ma visto che i locali sono chiusi in inverno, resteremo con l’enigma irrisolto.

Un altro termine imperversa dappertutto: luxury. Che si tratti di hotel, di stanze o appartamenti in affitto, di club o resort, sono tutti “luxury”. Perfino quelli vecchiotti e bisognosi di forti ritocchi portano orgogliosi la scritta, che a quel punto perde ogni significato. Che ci sia una moda anche per le insegne?

Dopo Ierapetra ci siamo trasferiti a Agios Nikolaos. A dire la verità, ce l’avevano dipinta come un posto molto turistico e non eravamo entusiasti di andarci. D’altro canto, avevamo bisogno di dedicarci all’igiene: in ballo c’era un bucato, la pulizia del camper e una lunga doccia calda. A questo punto abbiamo deciso di concederci due notti in un appartamentino appena fuori dal centro (luxury, of course!), appena finito di costruire. Con nostra gradita sorpresa, siamo stati accolti benissimo dalla simpatica e premurosa Xinthia. Il posto era perfetto: Numi era ben accetto, l’appartamento comodo e fornito addirittura di una lavatrice. Agios Nikolaos è disposta tra il mare e un paio di collinette e in città si trova pure un piccolo laghetto circondato da negozi, bar e ristoranti, rendendola varia e piena di angoli interessanti. Dato che Nat sforna ormai un capo all’uncinetto dopo l’altro, ha scoperto un negozio di filati, dove l’eccentrica proprietaria ci ha intrattenuti con un’interminabile sequenza di racconti e considerazioni, mostrandoci le sue varie creazioni.

Abbiamo poi raggiunto Plakia, poco distante, dove abbiamo ammirato l’isola di Spinalonga, che fino agli anni ’50 fungeva da lazzaretto per i lebbrosi. In sostanza, chiunque avesse una malattia della pelle veniva mandato su quell’isola, per non tornare mai più. Fino a 400 persone hanno vissuto insieme su quel fazzoletto di terra e scogli, in edifici ora restaurati e trasformati in attrazione turistica. Da lì ci siamo spostati a Malia, in un bellissimo luogo tra le scogliere sassose e piene di cespugli, nei pressi della spiaggia di Potamos. Le giornate si erano fatte decisamente calde, con temperature che hanno sfiorato anche i 30 gradi. Ne abbiamo approfittato per prendere il sole in spiaggia e lanciarci in bagni più che rinfrescanti. Dal camper vedevamo spiccare tra i cespugli e gli oliveti delle grandi arcate di legno lamellare, che ci facevano pensare a un moderno hangar. In realtà, si si trattava delle coperture di protezione di un importante sito archeologico dell’epoca minoica, una presenza davvero particolare in quel contesto. Ci siamo trovati molto bene in quel luogo, con momenti molto rilassanti, pieni di tranquillità e di lunghe passeggiate nei dintorni. In una di queste, abbiamo incontrato un albero di papaie abbandonato, che ci ha donato tre meravigliosi ed enormi frutti. Ne abbiamo già assaggiato uno. Inutile dire che è sparito in un baleno, era delizioso!

Poi, il tempo è peggiorato improvvisamente, portando un vento teso e freddo da nord che ha fatto abbassare le temperature di oltre 10 gradi da un giorno all’altro. Sotto un cielo carico di nuvoloni scuri agitati dal vento, abbiamo fatto una rapida tappa a Heraklion per il consueto carico di frutta e verdura e poi ad Agia Pelagia, un piccolo villaggio un tempo abitato solo da famiglie di pescatori, ora deturpato dal turismo. Con quel tempaccio, il posto ci è sembrato desolato e deserto. Ci siamo sistemati in un piazzale sopra la scogliera, ma di notte il maestrale ha gonfiato il mare così tanto che gli spruzzi delle onde sono arrivati a colpire la fiancata di Rocco, costringendoci a spostarci più al sicuro. Il maltempo è proseguito ancora qualche giorno, così siamo tornati a Rethymno a fare gli acquisti per un bel menù vegano e molto crudista. Non appena lo gusteremo a Natale aggiungeremo le ricette nel blog.

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