posti e persone

Rethymno e dintorni

Da qualche giorno, abbiamo iniziato il nostro movimento verso la parte est di Creta spostandoci da Chania a Rethymno, una città più piccola, che condivide le vicende storiche dell’isola. Infatti, anch’essa fu un porto veneziano, conquistato dagli ottomani e poi ripreso dai greci. Proprio sul mare si erge una grande fortezza veneziana di fine ‘600 ancora ben conservata, nonostante le varie distruzioni avvenute successivamente, fino alla II guerra mondiale. Attorno a Rethymno si sviluppa il centro storico, con i vicoli che ricordano le calli veneziane e che pullulano di negozietti di artigianato, bar e ristoranti di cucina cretese.

Qui e là, si incontrano le tracce del passaggio ottomano come le lastre di marmo incise a caratteri arabi in corrispondenza alle fonti d’acqua e una moschea con minareto ora utilizzata come sede per il conservatorio musicale. L’edificio si affaccia su una grande piazza e noi, seduti accanto alle sue finestre aperte, abbiamo ascoltato dei brani coinvolgenti suonati al pianoforte da uno studente. Con il sole del pomeriggio e quella musica, ci siamo sentiti trasportare in una dimensione di serena tranquillità.

In una delle viuzze della città vecchia, Nat ha scovato un bel negozio di lane e cotoni, dove rifornirsi di materiale per la sua nuova passione: l’uncinetto. Ora passa diverso tempo a pianificare i suoi prossimi lavori, guardando tutorial e cercando di capire gli schemi di lavoro proposti. La sua soddisfazione è grande quando finalmente, dopo tante ore e tanti giorni di lavoro, escono fuori coloratissimi capi fatti a mano. Francesco, invece, è rimasto rapito da due musicisti che, fuori da un bar, suonavano e cantavano canzoni tradizionali, accompagnandosi con la lira cretese e il liuto. La musica tradizionale cretese è davvero speciale, con sonorità medioevali e i suoi strumenti tipici. Le canzoni ricordano il racconto di mille storie, in cui l’amore o la guerra la fanno da padrone. Insieme ai loro piatti tipici, la musica tradizionale è molto apprezzata dalla gente di Creta e accade molto spesso di ascoltarla risuonare nelle vie e nei locali pubblici.

L’impressione che abbiamo è che gli isolani abbiano un forte senso della propria identità, che difendono con orgoglio come il loro bene più prezioso.

Dopo aver passato quattro giorni a girovagare per Rethymno, siamo scesi a sud, raggiungendo Ammoudi. Da qui, una breve sentiero conduce alla spiaggia di Preveli, un posto stupendo che era “segreto” fino agli anni ’90, noto solo alla gente del posto e agli hippie. Lì sfocia il fiume Megalopotamos, l’unico che abbia acqua anche d’estate, dopo aver attraversato una gola che ha scavato tra le alte pareti di roccia. In quel microclima, negli anni è cresciuto un palmeto rigoglioso, circondato da oleandri ed eucalipti. L’effetto è estremamente scenografico, con le acque fresche e pulite del fiume che tracciano un’ansa nella sabbia della spiaggia prima di tuffarsi in mare, passando tra due cortine di palme e canneti. Ora la spiaggia di Preveli è stata dichiarata zona protetta ed è ambita meta turistica. Anche ora, a metà novembre, ogni giorno vi arrivano parecchie persone.

Noi abbiamo scovato una nicchia tra gli scogli esposta al sole e l’abbiamo eletta a nostro rifugio, dove trascorrere giornate di vero relax, protetti dal vento. Quando l’aria arriva da nord, le temperature scendono istantaneamente e uscire dall’acqua del mare dopo un bel bagno diventa un’avventura più che rinfrescante.

Nella zona ci sono delle belle escursioni da fare e ora il momento è propizio per farle, prima che inizino le piogge attese in questa stagione. Un sentiero in particolare, l’E4, attraversa tutta Creta da ovest a est per centinaia di chilometri. Noi abbiamo fatto una lunga camminata sui rilievi attorno alla gola del fiume Megalopotamos, arrivando fino a un ponte ottomano ben conservato e a un oliveto pluricentenario, dove i tronchi degli alberi erano delle vere e proprie sculture plasmate dal tempo. La meteo è stata clemente con noi fino ad ora, ma se arriveranno le piogge, a volte tempestose, occorrerà prestare attenzione e rispetto.

Quest’isola continua a meravigliarci ogni giorno: è bella, selvaggia e indomabile. Noi la stiamo percorrendo e scoprendo con molta delicatezza e sensibilità.

Oggi il cielo era coperto e così ne abbiamo approfittato per visitare il monastero di Preveli, che nell’escursione precedente non eravamo riusciti a raggiungere. Eravamo, per così dire, in missione: trovare un “komboskini” per Oscar, il figlio di Nat. Cos’è un komboskini? È il rosario della religione ortodossa e il monastero ci sembrava il posto giusto per cercarlo.

Dopo qualche chilometro di ripida salita, abbiamo raggiunto quel luogo, che si è rivelato di una bellezza incredibile. Le nubi si erano aperte e il sole illuminava gli edifici, disposti come una piccola cittadella attorno all’antica chiesa. Tutto era tenuto con grande cura, con arbusti rampicanti ancora carichi di fiori che davano una nota di colore ai muri e ai cortili. Da una fontanella scendeva un rivolo di acqua, il cui suono gorgogliante si propagava nel silenzio. Sembrava tutto deserto, ma la chiesa era aperta. Entrati, abbiamo incontrato un paio di turisti e un pope. Quando gli abbiamo chiesto del komboskini, è stato preso di sorpresa e ci ha chiesto da dove venissimo e se fossimo ortodossi. Arrangiandoci con il traduttore automatico, gli abbiamo raccontato di noi e di Oscar e subito è andato a prendere un komboskini fatto a mano da lui stesso. Pope Prostiri, poi, ci ha tenuto a svolgere un rito di benedizione del rosario, recitando alcune preghiere e passandolo su una croce custodita in una teca, che poi ha imposto anche a Nat e ci ha fatto baciare. Ha invocato anche Sant’Anastasia, di cui era presente una minuscola icona con un pezzetto di reliquia. Naturalmente, anche quella ha ricevuto i nostri baci. Accanto a una colonna, ci ha mostrato l’icona di sant’Arsenio di Cappadocia, custodita in una teca che conteneva una mano d’argento. Sulla mano erano tracciati due cerchi, segnati da pietre preziose come le ore dell’orologio.  A Francesco piace pensare che quello sia il segno della mano del guaritore. Prostiri era proprio simpatico, con un sorriso dolce e modi gentilissimi, e ci siamo congedati da lui con calore.

Il ritorno ci è sembrato veloce, giù in discesa verso il mare. Un’ultima occhiata al palmeto e al fiume e già eravamo al camper, per il rientro a Rethymno. Dopo un’oretta di guida per strade molto tortuose che si inerpicavano tra i villaggi delle alture, con un paio di passaggi da brivido tra le case, siamo tornati alla cittadina. Stasera Francesco ha un appuntamento con un musicista del posto, ma questa sarà una nuova storia.

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