La conchiglia dell’ingegnere
Al Giardino della Gioia di Torre Mileto (www.giardinodellagioia.it), un forno in terra cruda piazzato nello spazio erboso accanto alla struttura principale della comunità, produce ottimo pane e deliziose pizze. Accanto al forno, si trovano un altro paio di fornelli aperti, anche loro in terra cruda, perfetti per pentole e padelle.
Anche se in quella zona piove di rado, una struttura in terra cruda si degrada rapidamente, costringendo a coprire tutto con teli in plastica ogni volta che il tempo si guasta.
Per proteggere le preziose prelibatezze, gli abitanti del Giardino hanno pensato a una struttura di protezione, che sia abbastanza grande da diventare un luogo d’incontro anche per gli affamati, pronti a festeggiare e a fare onore alle delizie appena sfornate.
Ma quale tipo di struttura? Una tettoia? Un telo impermeabile sospeso? Mille idee, mille pro e contro…
Ci vuole qualcosa di solido e durevole, ma le strutture del Giardino, ubicate in zona agricola, non possono avere fondamenta fisse. L’impegno e le risorse da impiegare sono notevoli.
Come fare?
A questo punto, entra in campo Alessandro, un ingegnere dei materiali trentino davvero speciale.
Ale sta sviluppando una visione della progettazione e della costruzione che riprende le forme e i materiali della Natura, con risultati organici, armoniosi e molto belli (www.aledima.com)
Mi metto a disposizione per aiutarlo nell’opera, incuriosito dalla sua idea di creare la struttura senza disegnarla prima, ma costruendola dal vivo, mano a mano e adattandola alle necessità del Giardino, alle condizioni del luogo e al budget a disposizione.
In questo modo si integrano le idee, i bisogni e il contributo di molte persone, che co-creano insieme un’opera, un frutto collettivo.
Dato che a Torre Mileto la pioggia arriva spesso dal mare, è proprio da lì che Ale prende l’ispirazione: la struttura sarà una conchiglia.
Prova a immaginare di ingrandire la conchiglia fino a racchiudere e proteggere i forni, i cuochi e le persone, usando delle umili assicelle da cantiere.
Ale usa pezzi di asse avvitati per comporre degli archi che rappresentano i raggi della conchiglia. Da una parte i raggi si chiudono a formare un ricciolo, che funzionarà sia da ancoraggio, sia da sostegno per il piano del tavolo per le pagnotte o le pizze da cuocere.
I raggi saranno ricoperti da altre assi per ottenere gli spioventi e il tutto sarà coperto da teli di camion recuperati da un amico della zona.
Fino a qui, riesci a immaginare la conchiglia costruita e coperta dai teli, ma Ale mi sorprende, dicendomi che, alla fine, sarà coperta anche di erba. Ma come? L’erba ha bisogno di terra per crescere, e sotto la pioggia la terra non resterà attaccata a un telone di plastica!
Ale ha pensato a delle semplici cassette di plastica recuperate dai fruttivendoli: saranno loro i contenitori per la terra necessaria. Basta fissare le cassette alla struttura, e il gioco é fatto.
Gli faccio subito mille domande: come innaffiare l’erba? La terra avrà un grosso peso, la conchiglia ce la farà a sostenerlo? Come fare a far scorrere la pioggia, senza farsi portare via tutto?
Mi piace l’approccio fiducioso di Ale, che mi risponde: “Questa é l’idea. Adesso la costruiamo, vediamo se funziona e magari la cambiamo facendola”.
E se non funziona? “Creiamo una soluzione diversa”.
Perfetto: passando all’azione, si taglia la testa ai dubbi!
Da bravo apprendista, seguo le indicazioni di Ale, che con pazienza si prende il tempo per spiegare e per correggere gli sbagli. Per me, che adoro imparare sempre nuove cose, una situazione del genere è un regalo.
Non che il lavoro sia uno scherzo, anzi.
Le ore scorrono veloci, tra prove, tagli, incollaggi, avvitature, adattamenti. Ogni tanto Padma, l’ispiratrice del progetto, passa a dire la sua, e ogni volta c’è un nuovo adattamento da integrare.
In un paio di giornate, arriviamo a costruire i tre raggi principali, incollati, avvitati, rinforzati a tre strati e drizzati in verticale. Gli archi provvisori sono diventati solide travi curve, pronte a sostenere il peso previsto. Ale, con fare divertito, mi dice che é il principio del legno lamellare: aumentando gli strati e le dimensioni delle assi fissate insieme, si potrebbe addirittura creare una conchiglia su cui possono camminare le persone! Chissà che bello sarebbe guardare il mare da lì sopra!
La sosta al Giardino sta già terminando, domattina ripartiremo verso la Grecia.
É ora di lasciare il lavoro, e arriva il momento di salutare i nuovi amici.
Ci siamo scambiati i contatti: almeno in foto, potrò vedere l’opera completata.
E chissà, magari le nostre strade si incroceranno nuovamente, forse proprio sotto quella conchiglia, davanti a un pezzo di pizza calda appena sfornata.