Il richiamo del dentista
Il nostro tragitto da Niš a Belgrado, sul lato orientale della Serbia, è durato solo una manciata di giorni, poco più di una settimana, eppure ci è sembrato lungo e denso di luoghi, paesaggi e atmosfere diverse. Dall’ambiente urbano di Niš a quello rurale di Čučale, ai monasteri di Djunis, Bukovo e Tumane, alle zone presso i confini bulgaro e rumeno, con la forte presenza di genti zingare con il loro inconfondibile stile, e poi sulle alture di Majdanpek, martoriate per estrarne oro, argento e rame, come ha ben raccontato Oscar nel suo articolo.
Da lì, finalmente, abbiamo raggiunto il Danubio e il parco naturale nazionale Djerdap, che si estende per ben 100 km tra il fiume e le colline circostanti. È una zona molto bella per passeggiate di ogni genere, con diversi punti panoramici da cui si può godere il paesaggio attorno al Danubio e i suoi passaggi più tortuosi attraverso le rocce. Non è un caso se proprio in corrispondenza di un restringimento del letto fluviale si trovino due fortezze, una dal lato rumeno e l’altra da quello serbo: la fortezza Golubac, ristrutturata di recente e splendente sotto il sole torrido di questi giorni. Il Danubio e la fortezza formano un connubio talmente scenografico, da farne un ambito bersaglio fotografico. Abbiamo gironzolato sopra e dentro le mura insieme a Numi, imparando un po’ della sua storia, contesa nei secoli tra i regni ungherese, serbo e ottomano.
Tra i molti aspetti che apprezziamo della Serbia c’è senza dubbio l’apertura verso i cani. Numi è benaccetto in molti luoghi, fortezze storiche, mezzi pubblici e ristoranti inclusi. L’accoglienza amichevole ci fa molto piacere, perché nei nostri viaggi abbiamo imparato a non darla per scontata.
Presi dall’entusiasmo storico, abbiamo visitato anche la piccola fortezza di Ram, nei pressi di Veliko Gradište, un animato centro sul Danubio, contrassegnato da parecchie costruzioni dal gusto, per così dire, eccentrico. Molte sono vere e proprie ville di grandi dimensioni, con architetture complesse fatte di torri e torrette, colonne e colonnine, statue di leoni e aquile, recinzioni e parapetti in metallo cromato e tinte sgargianti, tra cui il viola, il verde e l’arancione. Nei villaggi rurali, in particolare, spiccano per la loro incongruità spavalda. Un nostro amico di qui ci ha detto: ogni serbo si sente architetto e, se può, lo mostra al mondo.
A pochi chilometri dalla cittadina abbiamo fatto tappa allo Srebrno Jezero, un lago ottenuto sbarrando a monte e a valle un braccio di Danubio, per ottenere uno specchio d’acqua lungo una quindicina di chilometri. Nelle sue acque non possono circolare imbarcazioni a motore e vi si allenano i canottieri, lungo le corsie segnate dalle boe. Abbiamo fatto un bel bagno nelle sue acque pulite e abbiamo dormito proprio lì accanto, in un prato, per tornare a rituffarci nel “lago” il mattino seguente.
Le previsioni meteo annunciavano l’inizio di una grande ondata di calore ed era arrivata l’ora di avvicinarci a Belgrado, dove tra pochi giorni ci raggiungerà anche Ainhoa, la compagna di Oscar. Così, dopo una visita alla città di Smederevo, ci siamo fermati a Gocka, sul fiume, a riposare all’ombra degli alberi, e poi, con un ultimo balzo, siamo saliti sulla collina della maestosa torre televisiva di Avala, dove abbiamo trovato un angolino tranquillo tra gli alberi per passare la nostra ultima notte in camper insieme, ammirando il sole calare sul profilo degli alti edifici di Belgrado, a pochi chilometri di distanza.
Possiamo proprio dire che il nostro esperimento di vita in tre in camper è stato facile e fluido, anche se Numi, in mezzo a ben sei gambe negli spazi ristretti del veicolo, faticava a trovare i suoi consueti angolini di relax. Noialtri umani invece, abbiamo rapidamente adattato le nostre abitudini quotidiane prendendo in conto la presenza del nuovo arrivato che si è rapidamente adeguato alla nuova, stimolante realtà e che ci ha dilettato con innumerevoli racconti e storie della sua (interessante) vita.
Di buon’ora, abbiamo riportato Rocco dallo zio Dobro, ripreso l’auto del padre di Nat e affrontato la metropoli, dove Oski aveva un appuntamento impegnativo dal dentista. Dopo l’estrazione di ben due denti del giudizio e con temperature salite ai 42 gradi, ci siamo rintanati nell’appartamento di Mira. Niente è cambiato dalla morte di Petar, i suoi oggetti sono ancora lì: i libri, il bastone, le foto, l’auto, i vestiti. Sembra quasi che da un momento all’altro debba uscire da una delle stanze per invitarci a prendere un gelato.
Invece, sono già passati quasi due mesi dalla sua dipartita e la vita prosegue, come sempre accade. Solo le nostre emozioni mantengono i ricordi e lo sguardo sul passato, anche se sappiamo che Petar, nel suo spirito pragmatico, ci avrebbe spronato a tornare al presente e a vivere una vita piena e attiva, cosa che non manchiamo certo di fare.
Wow ragazzi! Sono quasi due anni…. Grandi!! Bello leggervi. Ma quando ci rivedremo?
Ciao Viviana! Eh già, quasi due anni di viaggio e di vita in camper che sono passati in un lampo… Quando ci rivedremo? In questo momento non lo sappiamo a breve termine. Siamo ancora presi con un po’ di faccende in Serbia, poi andremo in Bosnia e poi vedremo per l’autunno e l’inverno. Teniamoci in contatto! Grazie per la tua attenzione e il sostegno :-)) Un grande abbraccio da Nat e me.