Disavventure canine
Quando abbiamo incontrato Numi in Serbia, lo abbiamo trovato simpatico fin dall’inizio e quando ci siamo decisi a prenderlo con noi, lo abbiamo subito portato dal veterinario locale, in una cittadina chiamata Blace. In quella zona agricola, i veterinari sono abituati a trattare gli animali come attrezzi da lavoro dei contadini, e non hanno molto riguardo per i cani raccolti dalla strada.
Così, il 31 maggio, in un ambulatorio di provincia, Numi è stato munito di chip, vaccinato contro la rabbia, trattato contro pulci e zecche e sverminato. Ci avevano anche raccomandato di eseguire un esame del sangue, la titolazione, per verificare l’effettiva presenza di anticorpi contro la rabbia, un mese dopo il vaccino.
Perché è importante sapere che tutto questo è accaduto proprio il 31 maggio? Perché la sequenza temporale ha giocato il suo ruolo nelle disavventure che sono seguite.
A fine giugno, eravamo ancora in viaggio e abbiamo avuto occasione di portare Numi da un nuovo veterinario. Questi ci ha detto che l’esame del sangue in questione veniva effettuato solo a Belgrado, alla facoltà universitaria di veterinaria. Pensavamo di aver sufficiente tempo a disposizione e ce la siamo presa con calma, con l’idea di rientrare in Svizzera verso metà agosto.
Nel frattempo, però, durante il mese di luglio la mamma di Nat è stata operata all’anca. Ad un tratto tutto è precipitato e siamo dovuti rientrare in fretta per prestarle assistenza, una volta terminata la sua terapia di riabilitazione. Così abbiamo compiuto una grande tirata diretta fino in Ticino, senza dare troppo peso alla legittimità di Numi, garantita dal suo passaporto. In ogni caso, volevamo fargli fare gli esami del sangue, una volta rientrati in Svizzera.
Il nostro nuovo veterinario ticinese si è rivelato molto simpatico e ha controllato Numi da cima a fondo, trovandolo in ottima forna. Al contempo, ci ha informati che avremmo dovuto sdoganare il cane, entrando in Svizzera. Trattandosi di un bastardello, non pensavamo ci fosse qualcosa da dichiarare, ma visto che saremmo stati nei pressi di Chiasso a breve scadenza, abbiamo deciso di regolarizzare la situazione di Numi.
Il nostro zelo ha aperto il classico vaso di Pandora. Il cane proviene dalla Serbia, paese classificato come a “rischio di rabbia urbana”. Per questi paesi non basta la vaccinazione, né l’esame del sangue. Ci vogliono anche quattro mesi di attesa prudenziale, per verificare l’assenza di sintomi di rabbia, prima di poter importare l’animale, non solo in Svizzera, ma in tutti i paesi che aderiscono a una specie di consorzio internazionale contro la diffusione della rabbia, e in particolare quelli dell’UE.
Avevamo compiuto un’importazione illegale! Le guardie di confine di Chiasso erano in fibrillazione: andavano avvertiti il centro di competenza di Briga, il veterinario cantonale e ci sarebbe stata anche una multa di 500 franchi, oltre alla tassa di sdoganamento di 38.50.
Puntuale, ci è arrivata la convocazione dal veterinario cantonale e ci siamo andati con un’attitudine positiva, ma non prima di aver predisposto l’esame del sangue per Numi. Il veterinario cantonale si è preso il tempo e la briga di illustrarci il rischio della trasmissione della rabbia e il comportamento subdolo del virus che va ad allignarsi nelle vie nervose, rendendosi irraggiungibile delle difese immunitarie. Una volta arrivato lì, non c’è più cura che tenga, a quanto pare.
Accidenti, avevamo trasportato con noi una potenziale bomba virale! Sbirciavamo verso il nostro Numi, tranquillo come al solito, steso sotto il tavolo del grande ufficio, e non potevamo credere alle nostre orecchie.
Ma il bello doveva ancora arrivare. Dopo tutto il corposo preambolo, il veterinario ci ha annunciato la necessità di tenere il cane in quarantena per cento giorni. Cento giorni! Non solo: la quarantena doveva essere svolta presso un canile, con personale vaccinato contro la rabbia. Eravamo esterrefatti!
Incuriositi, abbiamo chiesto: “E quanti casi di rabbia umana ci sono stati in Ticino, ultimamente?” Risposta: “Potete stare tranquilli: nessuno negli ultimi vent’anni”. Beh, la situazione non ci sembrava più così funesta. Dopo tre mesi passati insieme a Numi, se ci fossero stati sintomi anomali li avremmo sicuramente individuati.
Alla fine, abbiamo ottenuto una concessione sulla fiducia: possiamo tenere Numi con noi, a patto di non farlo interagire con altri cani o umani per i prossimi tre mesi. Naturalmente, abbiamo promesso la massima attenzione in merito. Del resto, chi sgarra può ricevere una sanzione fino a 20.000 franchi.
È tutto? No! È necessaria anche l’iscrizione del microchip nel registro nazionale ed europeo AMICUS, dato che la registrazione serba non viene riconosciuta. Chissà, magari è scritta in cirillico. E per fare la registrazione, ci vuole un codice di identificazione rilasciato dalla polizia comunale, che a sua volta applicherà una tassa annuale per il possesso dell’animale.
Pensiamo a Numi, che non sa niente di tutte queste stramberie umane. Forse gli sembrerà bizzarro che ora lo teniamo sempre al guinzaglio e non gli permettiamo più di annusare i suoi consimili. Per il resto, nella sua vita non è cambiato nulla. Fa quello che fanno i cani: scodinzola allegro quando gli arriva la sua pappa oppure quando ci apprestiamo a fare una delle nostre lunghe passeggiate. Se non siamo attivi, se ne sta nel suo angolino a dormire sonni tranquilli. E quando è all’aperto, passa un tempo infinito ad annusare ogni angolo, palo, tronco d’albero o cespuglio, per poi personalizzarlo con la sua pisciatina. Non manca nemmeno di rotolarsi sull’erba, dimenandosi con tale piacere che quasi quasi ci viene la voglia di provare anche noi.
A volte, essere più in contatto con la nostra parte animale farebbe molto bene anche a noi umani.
Incredibile la stupidaggine umana ! … mi rendo conto a che punto si può Arrivare ! E come cita Madame de Sévigné : ‚quanto più conosco gli uomini, tanto più amo il mio cane …. mi dispiace per queste disavventure , ma forza !