posti e persone

Au revoir, douce France

Stiamo per lasciare la Francia, forse un po’ prematuramente e non senza rammarico, ma è di comune accordo che abbiamo deciso di prepararci ad affrontare l’inverno, cercandoci un posto adeguato nel sud della Spagna.

Personalmente sono un po’ triste di andarmene, perché la Francia ha per me una valenza particolare e le ho fatto un posticino speciale nel mio cuore.

In una vita prima di questa, ci ho vissuto per dieci anni. È qui che mi sono sposata con un brillante fisico e ho avuto due meravigliosi figlioli, Léo e Oscar, adottando pure una ragazzina francese, Ludivine, che ora è raggiante madre di tre splendide creature. È in Francia che ho lavorato presso Euronews come giornalista e speaker, imparando a “causer comme les français”, bevendo quantità assurde di kir e mangiando tonnellate di andouillettes. È qui che ho passato nottate insonni a discutere, fumare e rifare il mondo con i miei amici francesi (a volte anche marocchini, polacchi o portoghesi) in un eclettico tourbillon di idee, eventi e attività. Quando abbiamo deciso di spostarci dalla Francia per andare ad abitare in Ticino, per anni ho pensato e sognato in francese e ancora oggi lo parlo meglio e più volentieri dell’italiano. Sono ancora molto connessa a questo paese e soggiornare qui per diverse settimane ha riacceso memorie sepolte da anni.

Mi sono rivista giovane moglie e madre, insieme a Léo e Oscar bambini, Ludivine adolescente e Matteo ancora vivo e pieno di entusiasmo. Per completare il quadro famigliare, c’era con noi anche Tito, il nostro beagle affettuosissimo da un lato e totalmente disobbediente dall’altro. In quel capitolo della mia esistenza, eravamo tutti ancora giovani e pieni di vita. Era un’epoca in cui avevamo voglia di capire, esplorare e conoscere il mondo in cui eravamo nati. La vita sembrava semplice e complessa al contempo e avevamo il desiderio di farne un’esperienza diretta. Erano ancora gli anni ’90: il mondo era ingiusto, ma non così incoerente e paradossale come quello che è diventato in seguito.

I cantautori francesi (in primis Brassens, Ferré, Renaud e molti altri), gli autori francesi (Dubois, Vargas, Fargues, per citarne alcuni) e la cultura francese in generale, fanno ormai parte integrante della mia simpatia incondizionata per la Francia e i francesi. Questo soggiorno breve ma intenso, proprio nel dipartimento dove è nato George Brassens 100 anni fa, mi ha ricollegata a memorie alle quali non prestavo più molta attenzione.

Il nostro soggiorno da Ton si è così rivelato inaspettatamente molto singolare per me.

Da una parte, stare accanto a quest’uomo è stato molto stimolante: con la sua voce chiara e forte e tramite i gesti raffinati delle sue mani, è capace di rapire il pubblico raccontando storie tristi, gaie, inventate o realmente accadute. E siccome ama stupire, eravamo ripetutamente immersi in situazioni e atmosfere inusuali. Qualcuno ha già ballato sulla composizione chiamata Aknathen di Philip Glass? Oppure sui brani di Paolo Conte o quelli klezmer degli ebrei dell’est Europa? Noi lo abbiamo fatto e ci siamo divertiti un sacco! Le preparazioni culinarie di Ton, poi, erano un unicum ad ogni pasto. Ogni giorno s’inventava una ricetta segreta e irripetibile, spesso davvero deliziosa. Le giornate a Le Buis, scorrevano gioiose, serene e anche spassose. Ma non solo.

In realtà, dentro di me rivivevo ogni giorno i miei anni francesi, con tutte le emozioni annesse e connesse. La vicinanza della natura mi ha sostenuta in questo viaggio nel passato e ho passato molti momenti a girovagare per i boschi, in compagnia del fido Numi, lasciandomi attraversare dalle emozioni del momento. A volte, mi veniva da piangere per tutti i miei morti. A volte, sentivo un’immensa gratitudine. A volte, ero semplicemente felice di esistere. Poi, tornando a casa di Ton mi lasciavo contagiare dall’atmosfera di festosa pazzia che lui è bravissimo a creare e mi godevo il momento con agli altri, felice di ritrovare Francesco e di vederlo sereno e appagato.

Ieri mattina abbiamo salutato Ton, ringraziandolo per tutti i bei momenti che abbiamo condiviso insieme e ci troviamo ora a Gruissan, una piccola cittadina situata tra il mare e gli stagni salmastri, in cui si trova un antico borgo di forma circolare, dominato dalla torre medievale detta “del Barbarossa”. Le saline lì vicino si estendono su 400 ettari e producono un sale molto pregiato. La loro storia risale a prima dell’impero romano, quando i soldati usavano il sale di Gruissan per conservare i loro alimenti. Non a caso, la parola “salario” viene proprio dalla quantità di sale che veniva data in pagamento del loro lavoro svolto.

Ora, stiamo inesorabilmente scendendo a sud, verso Perpignan, per varcare la frontiera spagnola e arrivare a Barcelona, dove ci aspettano famigliari, amici e sicuramente anche nuove, indedite storie da vivere.

Au revoir douce France, à bientôt!

2 thoughts on “Au revoir, douce France

  1. Brava grazie per le tue parole . Emozioni dopo emozioni e spero, per tanti, molto commoventi!
    Sei forte Nat. Ci vedremo al sud della Spagna? Ci farebbe tanto piacere, noi prenotato oggi traghetto , e nel frattempo vi seguiremo da qui nel vostro viaggio in Spagna . Bacioni

    1. Brunella, sei un tesoro!
      Speriamo davvero di incontrarvi quest’inverno da qualche parte nel sud della Spagna.
      Restiamo in contatto per ulteriori aggiornamenti, d’accordo?
      Un abbraccio forte da parte nostra!

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